La ristorazione Campana messa in ginocchio dalla chiusura dell’emergenza Covid 19. L’ordinanza della Regione Campania sancisce la chiusura delle sue porte il 12 marzo 2020, chiudono ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie. Il Presidente De Luca lascia aperte soltanto le attività di distribuzione di generi alimentari. A distanza di un mese e più da questa decisione, c’è una guerra silenziosa di cui nessuno parla.
Si chiudono le pizzerie ma si lasciano aperte le panetterie poiché rientrano nella categoria di distribuzione alimentare. Di fatto diventano le loro dirette concorrenti poiché operando la panificazione sono atte a vendere al dettaglio anche le pizze e derivati del pane.
Lo scenario
Le pizzerie soffrono, sono a casa intere famiglie, a coloro che lavoravano con un contratto nel settore sono tutti con l’ausilio della cassa integrazione. I titolari delle attività pagano fortemente il costo della chiusura, si calcola che quando ci sarà la riapertura una attività su tre non avrà la forza economica di rialzarsi.
La Giunta regionale presieduta da Vincenzo De Luca non permette la riapertura della ristorazione totale, in ogni sua specializzazione, neanche contemplando l’asporto e la consegna a domicilio. La Campania, regione che porta avanti la tradizione gastronomica della cucina mediterranea vede in grande difficoltà tutto il comparto del food. L’asporto delle pizze a Napoli è nato contestualmente alla nascita di quest’ultima.
La pizza a Napoli è consegnata a domicilio dall’antichità, ovunque nelle piazze nei vicoli e poi negli uffici e nelle case. L’evoluzione della consegna, attraverso sistemi di delivery informatizzati a Napoli è arrivata solo dopo, poiché la pizza si è sempre consegnata dalla “ragazzo” della pizzeria ossia da una persona gestita direttamente dall’attività.
Cosa succede
Venerdì 18 aprile 2020 la F.I.P.E (federazione italiana pubblici esercizi) che rappresenta circa 20.000 imprese in Campagia, con la forte partecipazione di AVPN, Le Centenarie, Associazione pizze Tramonti, Slow Food e ristoratori del Sannio e dell’Alto Casertano e con l’appoggio di Federconsumatori Campania, ha prodotto un documento presentato alla Giunta regionale dei Luca.
Un protocollo d’intesa che sancisce attraverso 11 punti le linee guida per la riapertura dei pubblici esercizi della ristorazione campana nella fase 2 dell’emergenza COVID-19. È il punto focale della ripartenza delle attività sul quale si apre il tavolo di discussione è la consegna a domicilio secondo protocollo di sicurezza del 3 maggio p.v..
Dichiarazioni
Il grembo all’Associazione Verace Pizza Napoletana che si sente in prima persona colpita dal fermo delle attività ristorative, abbiamo raccolto le dichiarazioni degli organi del direttivo.
Il Presidente dell’AVPN Antonio Pace a tal proposito ci tiene a sottolineare che :-“Dobbiamo riconoscere che in certi momenti le decisioni drastiche danno buoni frutti, forse il governo doveva essere più coraggioso.Il sistema delivery in questo momento particolare non è certamente la soluzione ma potrebbe servire a mantenere un rapporto con il cliente e un minimo di attività per salvare gli impianti.
La maggior parte delle regioni con problemi maggiori lo permettono senza neanche eccessive misure. La proposta delle nostre associazioni invece credo sia coerente con misure di grande sicurezza.”
“Dobbiamo al più presto permettere ai pubblici esercizi di ripartire, perché la situazione economica ormai è più drammatica della situazione sanitaria. Non ha alcun senso continuare a vietare le consegne a domicilio a differenza di quanto avviene in tutte le altre città del mondo.” Massimo Di Porzio – Vicepresidente AVPN nonché proprietario del ristorante Umberto.
“Far capire che la pizza napoletana è un bene primario come tutti gli altri, in una regione dove la sua cultura gastronomica è legata alla tradizione storica. La pizza ha un ruolo centrale nell’ alimentazione campana, basata sulle regole della qualità della materia prima e sui principi della dieta mediterranea. Una pizza con le sue 1200 calorie equivale a un pasto completo. Attivare un sevizio di delivery significherebbe evitare alle persone di uscire di casa e non formare assembramenti e file per fare la spesa. Portare a domicilio la pizza oppure un piatto, è un servizio di utilità soprattutto a coloro che sono le fasce deboli come gli anziani che sono più esposti irrimediabilmente al contagio.” Paolo Surace figlio di Lello Surace – Pizzeria Mattozzi piazza Carità- nonché Coordinatore della Giunta Esecutiva AVPN.
Protocollo