Un ritorno alla vita più o meno normale non è da considerarsi così lontano. Dobbiamo attendere. Se le cose continuano in questo modo entro le prime due settimane di maggio potremo uscire e riorganizzare la nostra società”.

Francesco Le Foche, primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma, sui definisce ottimista. Ha parlato del coronavirus e della “fase due” ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format I Lunatici oggi 22 aprile. “Se questo virus si comporterà come dovrebbe e come la storia dei coronavirus ci fa pensare – ha aggiunto Le Foche – potremmo tornare alla nostra vita sociale. Non credo che dovremmo restringere molto la nostra libertà e la nostra autonomia sociale”.

Dunque sarà possibile, realisticamente, andare in vacanza come sempre la prossima estate? “Non credo alle vacanze estive fatte fuori dall’Italia, ma credo che in Italia potremo andare in vacanza”. Per liberarci completamente dal virus, però, occorre il vaccino, dicono in molti

“Non credo sia così indispensabile tra un anno o un anno e mezzo questo vaccino – sottolinea l’immunologo romano -. Poi, qualora ci fosse questa opportunità, ben venga. Solo le vaccinazioni riescono a far scomparire del tutto i virus dalla faccia della terra. Però se questo virus si comporta come la Sars è destinato a scomparire. Essendo questo un coronavirus per l’80% identico a quello della Sars dovrebbe aver avuto una fase pandemica che adesso si sta spegnendo. Sono ottimista e il mio ottimismo è basato sulla scienza”.

Stando a quanto affermato da Le Foche, sembra che il coronavirus abbia perso vigore. “Questo virus, come gli altri coronavirus che abbiamo già conosciuto in passato, tende a spegnersi da solo. È così. È risaputo nell’ambito scientifico che i coronavirus tendono a dare delle pandemie e poi piano piano tendono a spegnersi. Soprattutto quando c’è una riduzione della loro entropia sociale”.

Grazie al lockdown – spiega Le Foche – questo virus non potendo contagiare le persone che sono chiuse in casa piano piano non ha più la carica di diffondersi. Quindi tende ad autospegnersi, a vivere una sorta di morte programmata. Speriamo che questo avvenga rapidamente e sembrerebbe che i primi caldi possano essere d’aiuto”.

Fondamentale, in ogni caso, è tutelare la salute pubblica sul territorio. “Questo virus ci ha permesso di rivalutare meglio questo aspetto, ora c’è un rinascimento della sanità pubblica, si acquisiranno di nuovo delle valutazioni che avevamo un po’ perso – aggiunge -. Tagli alla sanità e riduzione di personale e fondi hanno indotto a ridurre anche la medicina del territorio. Ora lo sappiamo. Riorganizzeremo la medicina del territorio, perché questo, lo ripeto, è un virus che non deve arrivare in ospedale”.