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Coronavirus, il vertice dei leader dell’Europa: l’Italia aspetta un aiuto vero

Cresce l’attesa per il vertice dei capi di governo europei – naturalmente in videoconferenza – di giovedì 23 aprile. Il Consiglio europeo dovrà decidere sulle tanto contestate misure di sostegno all’Italia, alla Spagna e, più in generale, a tutti i paesi dell’Unione in forte difficoltà per le conseguenze economiche del coronavirus.

Un anno molto difficile

Per il nostro paese si ipotizza, a seconda delle fonti, un crollo del Pil (il Prodotto interno lordo che misura la ricchezza di una nazione) fra l’8% e il 15% nel 2020. Il governo Conte si appresta a varare in queste ore un piano per la riapertura dell’Italia. Secondo alcune anticipazioni, da Velvet Mag documentate, dopo la fatidica data del 4 maggio torneranno progressivamente al lavoro circa 3 milioni di italiani. Nelle fabbriche, nel settore costruzioni e edilizia, nel commercio al dettaglio e nella ristorazione.

I fondi dell’Europa

Ma non basta, è solo l’inizio di un percorso impegnativo e difficile. Occorrono agli italiani non soltanto la cassa integrazione e misure analoghe, ma i fondi europei. Cosa significa? In concreto i fondi del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), magari attraverso una linea di credito a condizioni poco onerose, purché destinati solo ed esclusivamente a spese sanitarie. I fondi della Bei, la Banca europea per gli investimenti, le somme messe già a disposizione dal SURE, una sorta di “cassa integrazione europea” per i lavoratori in crisi. Ma anche i fondi che potrebbero derivare da possibili cosiddetti “eurobond”, prestiti garantiti dall’Europa, anche se questa strada appare poco probabile. Nonché, in teoria, fondi ulteriori che possono essere messi a disposizione dagli Stati membri dell’Unione europea oppure tramite “risorse proprie”: nuove tasse europee sui colossi dell’economia internazionale, quali la carbon tax o la digital tax.

L’intervento di Merkel

Dal canto suo oggi 23 aprile è intervenuta al Parlamento tedesco (il Bundestag) la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente d’Europa, come viene definita (è cancelliera della Germania da 15 anni), ha fatto precisazioni importanti. Alcuni partner europei, ha detto Merkel, vorrebbero parlare di una messa in comune dei debiti. Ma se una qualche forma di eurobond dovesse passare, ha ragionato la cancelliera, “dovrebbe essere ratificata da tutti i parlamenti e ci vorrebbero anni”. Invece bisogna agire con rapidità e Merkel si augura che gli strumenti già decisi dall’eurogruppo la scorsa settimana – il Mes e la Bei rafforzati e il fondo per la disoccupazione Sure – possano cominciare a dare crediti “già dal primo giugno”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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