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“Framed” di Marco Jemolo: perché non potete perdere questo film su Vimeo [ESCLUSIVA]

È difficile che chi veda Framed non ne rimanga ammaliato e magari non torni a guardarlo una seconda volta. Ancora più difficile, però, è venire a sapere che da qualche parte del mondo esiste un piccolo prodotto del genere. Perché? Perché si tratta di un cortometraggio, e per giunta d’animazione, perso nella vastità infinita dell’universo audiovisivo. Carlo Verdone ne girò 3 a vent’anni, Tornatore 8, Pieraccioni iniziò a cimentarsi con i film brevi fin dal 1993, per non parlare del primo esperimento di Scorsese nel ’67 e dei 9 corti muti realizzati da Hitchcock prima del successo; a loro si aggiungono Nanni Moretti, David Lynch, Almodóvar, Pasolini, Kubrick, Rossellini e perfino Spielberg, che a 13 anni vinse un concorso con il cortometraggio Escape to Nowhere e poi con Amblin uscì addirittura in sala nel ’68. Decenni di rivincite non sono bastati a far emancipare il cortometraggio dalla sua dimensione di impopolarità né ad accendere l’interesse immediato di pubblico e professionisti del settore verso i nuovi autori.

Così quando succede quello che Marco Jemolo, classe 1985 e autore di Framed, chiama “piccolo miracolo”, la storia si fa interessante. Ossia che un colosso mondiale come Vimeo noti un piccolo film come questo e che decida di dargli una visibilità clamorosa. Un’occasione di quelle per cui il team del progetto, nato nell’estate 2016 e portato avanti con tutti i folli e ingegnosi strumenti del caso, si ritrova ad esultare al telefono durante il lockdown nazionale. Dunque a distanza di 4 anni dall’inizio dell’avventura, dopo un’accurata campagna di crowdfunding e un tour di festival mondiali lungo circa 180 tappe, arriva la notizia: “Vimeo ci ha selezionati per la Staff Pick Premiere”. Marco Jemolo ci racconta in quest’intervista i retroscena del cinema d’animazione e di un’opportunità come quella che sta vivendo in queste ore, adesso che, come afferma lui, “Framed è finalmente di tutti”.

“FRAMED” – CLICCA QUI PER GUARDARLO

Intervista a Marco Jemolo, regista di “Framed”: il cortometraggio pluripremiato è ora su Vimeo

Qualche settimana fa stavi pensando ad una strategia di rilancio per il tuo corto d’animazione, Framed, che hai girato ormai diversi anni fa. Poi, senza preventivarlo, è arrivata la chiamata di Vimeo. Cos’è successo di preciso?

Onestamente non lo so! Tra le tante cose fatte per tentare di vendere il corto, i ragazzi di Lights On (piccola società di distribuzione torinese) avevano mandato una lettera anche a Vimeo, credendo che il nostro corto potesse fare al caso loro. Poi in questi giorni è successo un piccolo miracolo. I nostri contratti di esclusiva con varie emittenti sono scaduti intorno a febbraio. Eravamo un po’ stanchi dell’elitarietà con cui la distribuzione privata gestisce i corti (mandandoli in onda in televisione a tarda notte, senza un pubblico targettizzato). Insomma, avevamo deciso di renderlo finalmente pubblico online, senza limiti. L’arrivo del lockdown ci ha motivati, avevamo un contenuto secondo noi buono da regalare, senza preoccuparci di contratti. Ecco, il giorno dopo aver preso questa decisione ci è arrivata una mail da Vimeo. Era passato circa un anno da quando la nostra distribuzione li aveva contattati: “Finalmente abbiamo visto il vostro corto, ci piace tantissimo. Vorremmo che fosse la nostra Staff Pick Premiere”.

Per chi non è familiare, spieghiamo di cosa si tratta?

Vimeo è una piattaforma simile a YouTube, ma con una velleità autoriale che YouTube non ha. È uno YouTube per cineasti e per videomakers di qualità. Per chi atterra sulla homepage di Vimeo, la prima cosa che si vede sono i cosiddetti “Staff Picks”: uno staff di 6 persone, che sono i dirigenti e ‘le teste’ di Vimeo, seleziona una serie di contenuti che ritiene estremamente meritevole. Lo “Staff Pick Premiere” è una cosa ancora più grossa: vuol dire che si ottiene una promozione direttamente da parte loro e invece di essere in homepage per un giorno ci si resta un’intera settimana. Prevede anche dei vincoli di esclusiva più importanti, ma in sostanza è il massimo del riconoscimento che si può ottenere da una comunità globale di filmmakers e appassionati di cinema come questa. Noi ci stavamo spaccando la testa per capire come entrare in contatto con queste persone, e invece sono stati loro a contattare noi.

Il corto Framed ottiene la “Staff Pick Premiere” di Vimeo

Che cosa può significare per una squadra come la vostra e per un prodotto come Framed raggiungere una visibilità di questo tipo? Un riconoscimento da parte di Vimeo può direzionare la carriera di un autore?

So dirti cosa significa a livello internazionale. Non so dirti invece cosa potrebbe significare per un italiano, perché non conosco precedenti per un lavoro prodotto interamente in Italia. Probabilmente in molti ricordano un video turistico sulla presentazione della Turchia che per tre anni è diventato una reference nel settore: “…rifammi quello della Turchia”. Vimeo ha fatto la fortuna di alcuni registi internazionali. Non penso che accadrà anche a noi. Facciamo cinema in un paese più piccolo, siamo difficilmente raggiungibili rispetto a chi magari fa base a Londra o a Los Angeles. Forse non ci cambierà la vita, però è una bella emozione.

Spesso reperire un cortometraggio è difficile per chi non è inserito nella rete di contatti dell’autore, per chi non ha un link privato o non frequenta le rassegne festivaliere. Credo che questo contribuisca molto all’impopolarità del format. Chi non è del settore se lo domanda spesso: perché i corti di qualità non vengono caricati su YouTube?

Perché YouTube è troppo grande. Sarebbe come cercare il Barolo più pregiato in un supermercato. YouTube è un fantastico mezzo di comunicazione perché offre estrema varietà; dopodiché ci sono piattaforme più ristrette e più adatte al cortometraggio, con standard di qualità e di riproduzione tecnologica pensati per i film.

Marco Jemolo, Framed: “Il punto di vista di un attore animato”

Framed è un titolo ambivalente, molto azzeccato. Un’unica parola che si rifà sia al linguaggio cinematografico (letteralmente “inquadrato”) che a quello poliziesco (indica un falso-colpevole, cui viene attribuito un crimine che non ha commesso). Come nasce un titolo così fortunato?

Penso sia l’unico caso in vita mia in cui titolo e idea sono arrivati nello stesso istante, non mi è mai più capitato di avere un’idea così immediata (ride, ndr).

È la famosa ciambella col buco?

Esatto! Gli americani lo chiamano “high concept”, ossia quando con il titolo hai già detto praticamente tutto il film. Al tempo stavo scrivendo la mia tesi di laurea, avevo deciso di indagare l’animazione, in particolare la possibilità di fare cinema partendo dal grado zero, senza attori, senza macchina da presa. Mi sono ritrovato a studiare l’animazione amandola, ma senza saperne nulla. Le foto dei set vuoti sui libri sono bastati per immaginare il resto: il punto di vista di un attore-pupazzo è arrivato in modo fulmineo.

Framed, un cortometraggio d’animazione: sfatiamo qualche mito

Sfatiamo, se vuoi, qualche mito. Il cortometraggio è un format abbastanza deriso, e al genere dell’animazione tocca una sorte simile. Tu hai scelto quelli che non definirei due cavalli di battaglia per esordire…

E infatti la sto pagando cara! (ride, ndr).Diciamo che ero un po’ più giovane e ingenuo? Ci sono alcuni dei miei eroi del cinema che si sono fatti le ossa con l’animazione e poi hanno avuto successo. Mi vengono subito in mente Tim Burton e Terry Gilliam, che nascono animatori. Mi immaginavo un percorso di questo tipo, non mi viene difficile pensare che chi parte dall’animazione poi si ritrovi agilmente nel cinema live-action. L’animazione impone un rigore e una capacità di pianificare che ti allena a cavartela egregiamente. Però ogni tanto sbatto su un certo pregiudizio, è più difficile convincere qualcuno del valore di un prodotto di animazione. Per esempio ho notato spesso che chi ha figli tende a rilegare l’animazione nel campo dell’intrattenimento leggero: curioso, no?

Entriamo un po’ nel backstage dell’animazione: qual è stata la difficoltà più grande nel costruire un prodotto come Framed?

Credo che la difficoltà maggiore sia il montaggio. Tecnicamente è diverso dal cinema live-action, nell’animazione devi immaginare il montaggio e gli stacchi di punti macchina prima di girare. Se su un set classico un buon risultato è portare a casa 8 minuti di girato al giorno, per noi il risultato migliore sono stati 2 secondi di girato al giorno! Ogni fotogramma può richiedere anche un’ora di lavoro. Pensa che noi abbiamo una versione parallela del corto fatta solo con i disegni preparatori: avere il senso del montaggio prima di girare il corto, dal punto di vista creativo, è stata la cosa più difficile.

Dietro le quinte di Framed 

Quanta preparazione è servita?

Tantissima. Dopo una lunga fase di crowdfunding, ci sono stati 4 mesi di preparazione (disegno del concept, scultura del personaggio, riscrittura della sceneggiatura) e poi sul set abbiamo passato circa 2 mesi. Eravamo una troupe di 16 persone, tutti vitali. Ho capito che con l’animazione devi giocare di anticipo, nel momento in cui arrivi a girare non c’è spazio per l’improvvisazione: questo è anche l’aspetto brutto. Quando sei sul set classico e vedi un attore che fa qualcosa di imprevisto ma potente, è un altro tipo di magia.

E la parte più bella invece qual è?

Beh, la parte più bella è vederlo accadere. Quando alla fine di una giornata di un processo che sembra interminabile, vedi quel personaggio muoversi, parlare, camminare… Non so neanche come raccontartelo: è magia anche quella.

Cinema d’animazione: un’occasione

In questa fase delicatissima i professionisti del cinema stanno discutendo le possibilità e le modalità con cui si potrà tornare a fare questo mestiere. La storia insegna che un genere si fa largo proprio tra queste circostanze: tu credi che la strada dell’animazione possa essere un’alternativa più praticabile da valutare?

Che sia una realtà praticabile te lo posso garantire. Le animatrici di Framed stanno tutte lavorando in questo momento, non si sono fermate un attimo! L’attenzione per il prodotto animato è cambiata, piattaforme come Netflix hanno parecchio contenuto animato e di grande valore. È chiaro che a tutti manca anche il set vero e proprio. Io personalmente non riesco ancora ad immaginarmene uno fattibile, per come lo conosciamo noi professionisti. Gli attori devono baciarsi, picchiarsi… Non so, forse è il momento di osare qualcosa in più anche nelle storie che raccontiamo. A parità di costi, l’animazione consente la creazione di mondi vastissimi, dove tempo e fisica sono relativi, la totale libertà creativa è una prospettiva fantastica. Potrebbe essere un’occasione. La verità è che l’animazione è troppo divertente.

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