A partire da lunedì prossimo 4 maggio, in base al decreto del governo del 26 aprile, l’Italia entra ufficialmente nella fase 2 dell’emergenza coronavirus. Alcune regioni hanno però deciso di portarsi avanti con le aperture. Giocando d’anticipo, per così dire. Non senza generare tensioni con l’esecutivo. Gli italiani in queste ore sono confusi e non capiscono bene cosa si può fare, quali sono le regole. Si può andare, ad esempio, nella propria seconda casa, fuori comune o fuori regione? In base al decreto del governo, no.

Lombardia

Tuttavia ci sono tensioni fra Roma e le regioni. Non è un caso che Conte nelle ultime ore abbia scelto di recarsi nel cuore della crisi Covid-19: la Lombardia. Con il governatore leghista Attilio Fontana i rapporti non sono facili. Fontana vorrebbe riaprire prima possibile ma per il premier “non ci sono ancora le condizioni per tornare alla normalità”. In ogni caso da domani 29 aprile in Lombardia riaprono i mercati all’aperto e si pensa anche a dare il via libera alle messe. Una questione molto delicata, questa, dopo il duro attacco della Conferenza episcopale italiana verso il governo, accusato di non aver detto una parola chiara nel decreto su questo punto.

Il Veneto

Ma è un’altra regione del nord che ha compiuto lo strappo: è il Veneto presieduto da un altro leghista, il “doge” Luca Zaia. La regione con capoluogo Venezia ha deciso di far ripartire subito la vendita di cibo e bevande per asporto. Senza aspettare il 4 maggio come prevede invece il decreto del governo. La stessa scelta è stata fatta da Abruzzo, Marche, Toscana e Liguria. “Stiamo portando avanti un’idea per la riapertura dei ristoranti“, ha poi spiegato Zaia (nel piano dell’esecutivo dovrebbero aprire il 1 giugno). Infine, tramite una nuova ordinanza, ha deciso di consentire lo spostamento individuale nella regione per raggiungere le seconde case di proprietà. E anche le barche ormeggiate fuori del comune di residenza per manutenzione e riparazioni.

Piemonte

Rigido invece il Piemonte dell’altro governatore di centrodestra, Alberto Cirio. I take away di cibo resteranno chiusi anche dopo il 4 maggio. Nessun libero spostamento verso le seconde case all’interno della regione. “I medici e gli scienziati – ha spiegato Cirio – ci dicono che è necessario in questo momento mantenere una linea di rigore. Una linea che confermiamo e che va di pari passo con la consapevolezza che il Piemonte ha bisogno di ripartire e di un nuovo equilibrio”.