Davide Locatelli è un pianista e musicista italiano che ha fatto della musica la propria vita. Un talento puro che ha saputo farsi strada e affermarsi mettendo a frutto lo studio, l’impegno e la passione che da sempre lo caratterizzano.

Nasce nell’agosto del 1992 e a soli quattro anni crea quel legame, che presto diventerà indissolubile, con la musica. E’ il figlio di Tati, ex batterista dei Dalton, e proprio da lui arriva l’ispirazione maggiore: a otto anni, infatti, si iscrive al conservatorio di Verona, poi quindi al conservatorio di Mantova dove, nel 2012, si diploma. Nel 2011 esce il suo primo disco “Tunnel”. Nel 2013 vola oltreoceano, a New York, per esibirsi in una serie di concerti in locali come il Blue Note ed il Don’t Tell Mama. Le maggiori soddisfazioni arrivano nel 2015 quando partecipa a Tu sì que vales, attirando l’attenzione dei giudici, soprattutto quella di Rudy Zerbi. La sua è ormai una carriera in ascesa, continua a pubblicare e a ottenere consensi: Nel giugno 2017 è ospite all’Arena di Verona con Gabry Ponte per i Wind Music Awards; quello stesso anno si chiude con oltre sessanta concerti live. Il 2018 si prospetta come un anno prolifico per Davide, che chiude un contratto con Sony e si prepara al lancio di un nuovo album. Nel 2019 è stato giudice fisso del talent show All Together Now condotto da Michelle Hunziker e J-Ax.

Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno del Paradise Inferno Piano Tour, poi è arrivato il coronavirus e qualcosa è cambiato. Ma Davide, insieme al proprio staff, ha scelto di reinventarsi e di lanciare Experience, il singolo che anticipa l’album; di scrivere una lettera alla propria città, Bergamo, per incoraggiarla, per infondere speranza; di creare un appuntamento fisso su Instagram con i propri fan ogni venerdì: si tratta di video curati dal regista Neri Quagli e official partner Yamaha Italia, in cui interpreta alcuni dei suoi brani preferiti. E, in ultimo, ha scelto di continuare a suonare perché: “non bisogna arrendersi mai”.

Ecco l’intervista esclusiva di VelvetMag a Davide Locatelli.

Davide, tu e il tuo pianoforte siete una cosa sola; sei figlio d’arte, tuo papà era il batterista dei Dalton, la musica ce l’hai dentro. Ma perché proprio il pianoforte?

“Mio padre che ha fatto il musicista fino al ’72 suonava la batteria nei Dalton: hanno fatto un grande successo, Monia. Da lì, il Disco per l’estate e Sanremo: hanno fatto un po’ di rumore. Quando non hanno più suonato insieme e vedendo che i suoi colleghi avevano scelto di fare altro altro, mio padre ha deciso di investire il proprio tempo nello studio del pianoforte. Mi ha trasmesso lui l’amore per questo strumento, magari più completo rispetto alla batteria”.

Ed ecco il pianoforte: nell’immaginario collettivo è visto come uno strumento classico, in bianco e nero, elegante e lineare. Tu lo hai reso pop, rock e colorato. Cosa ti ha spinto a creare qualcosa di nuovo, a invertire la tendenza?

“Gli studi sono stati importanti: dai nove a diciannove anni sono stato in conservatorio, prima a Verona, poi a Mantova. Sto ultimando, anche adesso, gli studi per Composizione e Piano Jazz al Conservatorio G. Verdi di Milano. Per quanto riguarda il momento in cui ho preso questa decisione, ricordo perfettamente la scena: era il giorno del diploma e c’era mio padre sul divano, gli ho detto ‘tutto questo non mi rispecchia’. Era come se per tutti questi anni fossi stato chiuso in una gabbia. Da quel giorno ho iniziato a postare su Facebook i primi video e ho visto che andavano bene. Sono partito con Zombie dei The Cranberries in una versione diversa, mia. Da lì ho iniziato a crederci, la pubblicazione è diventata una costante. I video sono diventati due, poi tre fino a quando sono riuscito a ottenere delle belle soddisfazioni anche per quanto riguarda l’aspetto televisivo”.

Parliamo proprio del tuo debutto televisivo: come hai già anticipato, ti ha portato a ottenere grandi soddisfazioni…

“La prima trasmissione che ha avviato una carriera televisiva è Tu sì que vales; ho partecipato nel 2015, ho portato la rivisitazione di pezzo classico, L’estate di Vivaldi: ho creato una sinergia tra il classico e il virtuosismo della musica rock. E’ stato bello, i giudici hanno apprezzato molto, soprattutto Rudy Zerbi. Dal dicembre di quell’anno ho iniziato a lavorare con il mio attuale manager, Francesco Facchinetti. E’ nata una bella amicizia e un’importante sinergia di lavoro che ci ha accompagna da più di quattro anni. Quello che facciamo è qualcosa di nuovo per entrambi; non abbiamo competitor e quindi nemmeno un metro di giudizio. Questo ci stimola, giorno dopo giorno, a provare cose nuove”.

A proposito di creatività, emozioni e novità: Experience è nata quattro anni fa, ma noi l’ascoltiamo oggi, nel 2020…

“Il pezzo è nato in un momento di tristezza, guardando ai fatti di Amatrice; tuttavia, non volevo che fosse legato a un evento così tragico e poi non era ancora del tutto pronto. Ho preferito aspettare; ho interrotto la scrittura e ho preferito lavorarci nel tempo. In questi quattro anni sono maturato e con me è maturato il pezzo. Sono arrivato alla stesura finale qualche mese fa. Avevamo già progettato l’uscita per il 15 di marzo, non potendo ovviamente prevedere ciò che sarebbe successo. Non ci siamo tirati indietro, i nostri fan attendevano l’uscita e lo abbiamo fatto. In questo periodo è nata anche un’altra iniziativa: io e il mio staff abbiamo deciso di scrivere una lettera per la mia città: Bergamo. Mi sono messo in gioco scrivendo un testo: c’è un video dove puoi ascoltare il testo parlato e la base è il mio pezzo. E’ andato bene, è piaciuto molto. Spero che sia passato il messaggio di speranza che volevo comunicare”.

Ascoltando la lettera si percepiscono tante emozioni; c’è una frase che mi ha colpita e che riguarda la paura di fallire. Nel video incoraggi ad affrontarla; ma tu, Davide artista, Davide persona, come hai fatto a superarla? Ammesso che l’abbia incontrata sul tuo cammino…

“Sai, nel nostro lavoro niente è mai sicuro. La paura di fallire è sempre dietro l’angolo. Tanti artisti non riescono a superare questo scoglio; non vedendo risultati nell’arco di tanto tempo, qualcuno allenta la presa. Io penso e spero di aver sempre lanciato un segnale positivo: non bisogna arrendersi mai, le cose arrivano, anche dopo tanto tempo. Quando ho iniziato avevo diciotto anni, ne sono trascorsi dieci e sono rimasto in piedi perché ci credo e non ho mai smesso. Se sei un ‘personaggio’, coltivi la tua personalità qualcosa di buono viene fuori”.

Essere riconoscibile e avere qualcosa da offrire è quindi il punto di partenza e anche la base su cui si regge tutto il resto. A proposito di personalità, è sorprendente il seguito che hai su Instagram -78mila follower- pur essendo quanto di più lontano ci sia da un influencer. Qual è la chiave in questo caso? 

“Quello che faccio io richiede studio, tempo e creatività. Dietro i miei contenuti c’è un lavoro molto importante e penso che il concetto sia arrivato e che sia stato apprezzato. Adesso, con il lockdown, ogni venerdì pubblico un pezzo; la scorsa settimana ho deciso di esaudire un desiderio dei miei fan: il tema di Harry Potter. Poi hanno trasmesso l’intera saga in tv e mi sembrava bello lavorarci”.

Un modo alternativo per avere un filo diretto con il pubblico, tenendo presente anche che il tour -Paradise Inferno piano tour- , per ovvie ragioni, è stato rimandato.

“Sì, il tour doveva iniziare a maggio. Abbiamo dichiarato pubblicamente che se ci sarà la possibilità ci piacerebbe recuperare le date entro la fine dell’anno. Altrimenti ci vedremo nella primavera dell’anno prossimo”.

Instagram @davelocatelli