La cosiddetta “fase 2” dell’emergenza coronavirus – dal 4 maggio – continua in queste ore a destare profonda delusione in molti italiani. Subito dopo la conferenza stampa del 26 aprile con la quale Giuseppe Conte ha definito i contorni di una “ripartenza” prudente delle attività lavorative in Italia così come di una limitata nuova libertà di spostamento, sui social media si è scatenata una selva di polemiche.

Dai ristoratori ai vescovi

Tanti cittadini credevano che sarebbe stato possibile qualcosa di più e di meglio. Alcune categorie economiche e sociali sono rimaste molto deluse: gestori di bar, ristoratori, parrucchieri ed estetisti in particolare. Questo perché tali attività non ripartiranno prima di giugno. Una dura polemica, stemperata poi da Papa Francesco, era sorta fin dalla serata del 26 aprile contro il governo da parte della Conferenza episcopale italiana. “Si riaprono i musei dal 18 maggio ma nulla si prevede per poter dire almeno messa la domenica” è in sintesi il senso della protesta dei vescovi.

Momento difficile per il governo

La situazione, dunque, per il governo Conte adesso sembra complicarsi. Il consenso popolare non manca a questo esecutivo ma comincia a incrinarsi, dopo due mesi di “reclusione” in casa e ferrea disciplina imposta agli italiani – e nella sostanza ottenuta – dalle autorità di governo.

I retroscena dei giornali

Ecco perché, come testimoniano oggi 29 aprile alcuni retroscena sui giornali (uno di Annalisa Cuzzocrea su Repubblica e un altro di Ilario Lombardo sulla Stampa), il premier Conte potrebbe avere un piano B. Secondo Cuzzocrea, “nel governo il Pd preme per riaprire già il 18 maggio nelle zone meno colpite i bar, i ristoranti, i parrucchieri e le altre attività la cui ripartenza è prevista il primo giugno”.

Maggio, un mese decisivo

Il punto però è anche un altro. Possibile che tutti gli italiani, da Milano a Filicudi, a due mesi dal sostanziale avvio dell’emergenza Covid-19 debbano ancora sottostare alle stesse misure di contenimento? Le due settimane che vanno dal 4 al 17 maggio, prima cioè della riapertura anche dei musei il 18, sono una sorta di prova generale. “Per essere pratici – spiega un ministro ad Annalisa Cuzzocrea di Repubblicadal 18 maggio è probabile che in Basilicata, Molise, Sardegna e nelle regioni dove il contagio è quasi scomparso, bar, ristoranti o parrucchieri possano partire prima”. Le raccomandazioni del comitato tecnico-scientifico che affianca il governo Conte non vanno in questo senso. Il braccio di ferro è continuo. Ma per la sopravvivenza politica del governo il tempo corre: sapremo presto se Conte farà scattare “il piano B”.