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Coronavirus, a rischio 25.000 operatori di street food per il lock down

A causa del lock down per il Covid-19, 25.000 operatori di street food con le loro famiglie sono in gravi difficoltà economiche. Ecco quali sono le proposte e le richieste per supportare e rilanciare il settore nel rispetto delle misure di prevenzione contro la diffusione del contagio.

In Italia sono 25.000 gli operatori di street food: un settore che generalmente, in tempi “normali” va fortissimo grazie alla variegata proposta gastronomica che offre il nostro paese.

Ma da marzo a oggi quello stesso settore ha perso quasi 200 milioni di euro, oltre al danno per la merce invenduta. Il Covid-19 ha provocato prima perdite umane, poi economiche. Gli operatori di street food rientrano nella categoria degli “ambulanti”, ma sono stagionali e lavorano esclusivamente all’interno di eventi predefiniti sul territorio nazionale.

Questa pandemia li ha bloccati: tutto il sistema street food rischia di fallire. Manifestazioni come il Festival Internazionale dello Street Food, che portava la qualità della gastronomia nazionale e internazionale in ben 100 piazze d’Italia, sono stati cancellati mettendo in ginocchio gli oltre 600 operatori del settore che partecipavano, a rotazione, ai vari eventi.

Per evitare il fallimento di tanti piccoli esercizi commerciali, l’ideatore del Festival Internazionale dello Street Food, Alfredo Orofino, ha deciso di scendere in campo a tutela della categoria. Alle istituzioni nazionali, regionali e comunali ha fatto specifiche richieste, come quella di istituire dei contributi a fondo perduto per le aziende del settore, così da permettergli il momentaneo sostentamento per le spese correnti, l’azzeramento degli oneri fiscali per l’anno in corso e la semplificazione burocratica”.

Ha anche strutturato e proposto un progetto chiamato “International Street Food Take Away” per il superamento dell’isolamento forzato di tutti coloro che appartengono a questa categoria. Un piano della durata di 10 giorni durante il quale gli operatori partecipanti potranno riprendere a cucinare, a distanza di tre metri l’uno dall’altro, con mascherina a guanti, per affamati clienti, a ingresso contingentato, che però dovranno rispettare la distanza di un metro dal banco. In prossimità del “truck” dovrà essere posizionata una colonnina con il gel disinfettante, e tutto, stand, aree e truck, dovrà essere sanificato e pulito più volte al giorno e la sera dopo la chiusura.

Niente tavoli e panche per evitare assembramenti e il consumo di cibo in quell’area. Permesso solo il take away e la consegna a domicilio.

In questo modo più di 600 famiglie potrebbero tornare a guardare con serenità al futuro senza correre il rischio di ammalarsi e diffondere il contagio.

Photo Credits: Press Office Carola Assumma

 

 

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