Le nostre ordinanze non sono in contrasto con il Decreto del governo. Vogliono portare un principio di buon senso e rispetto nei confronti del cittadino”. Così Luca Zaia, governatore del Veneto, marca la “resistenza” all’esecutivo Conte sulle modalità di affrontare la fase 2 dell’emergenza coronavirus.

“Nessun contrasto col decreto”

E aggiunge: “Le battaglie legali non portano a nulla. Non facciamo ordinanze per cercare prove muscolari o per buttarla in politica. A me sembra che il ministro Boccia (Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, ndr.), in rappresentanza del Governo, abbia compreso le nostre volontà. Penso che per la quasi totalità delle misure oggetto di ordinanza ci sia la possibilità di dimostrare un allineamento col Dpcm (il decreto del presidente del consiglio dei ministri del 26 aprile scorso, ndr.) per cui non le ritiriamo”.

“Noi pronti ad aprire tutto”

“Una delle contestazioni – ha spiegato Zaia – è la vendita di abbigliamento per bimbi e quello di fiori e piante nei mercati all’aperto ma non l’abbiamo prevista. Ho fatto presente che si vendono in fioreria, al garden, nei supermercati. Se la contestazione è questa rispetto alla mole di lavoro che abbiamo fatto – ha concluso – direi che siamo a buon punto”. “Il Veneto può aprir tutto – ha aggiunto -. Ovviamente su base solida di una certificazione che ci dà il Comitato scientifico. Ma noi potremmo, in linea di principio, affrontare qualsiasi tipo di apertura”.

“Mascherina sempre”

“Il tema è capire se tutti noi entriamo nell’ordine delle idee che non è finita e che stiamo convivendo col virus – ha insistito il presidente della Regione Veneto -. La mascherina è una delle condizioni sine qua non per fare questa battaglia“. “Penso che la direzione, sentendo i vari colleghi, – ha detto – andrà verso la riapertura differenziata tra le regioni”.

Il piano sanitario della regione

“Abbiamo un piano sanitario, che speriamo possa diventare operativo a settembre, che viaggia sui 30 mila tamponi al giorno“, ha quindi annunciato Zaia. “Ora – ha aggiunto – abbiamo una capacità di 11-12 mila tamponi quotidiani”. “Speriamo – ha auspicato – che i parametri siano affrontabili. Questo è un aspetto che ho contestato formalmente al Comitato tecnico-scientifico. Ossia: si parla tanto dei numeri dei contagiati come parametro ma se uno non fa tamponi, non ha contagiati. Finisce che il virtuoso viene più penalizzato di quello che non li fa. Ora siamo a circa 350 mila tamponi. Non ci sono altre realtà che hanno fatto tanti test come noi. A questo si aggiungono i 700 mila test rapidi che stanno tutti andando fuori come attività di screening preparatoria al tampone”.