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Trump attacca la Cina: “Il coronavirus? Creato a Wuhan, non posso dire di più”

Sale la tensione fra le due superpotenze mondiali, Stati Uniti e Cina. Parlando alla Casa Bianca con la stampa, la sera di giovedì 30 aprile, Donald Trump ha detto di avere un alto livello di fiducia nell’ipotesi che l’origine del coronavirus sia legata ad un laboratorio di Wuhan. Come è noto si tratta della megalopoli di 11 milioni di abitanti in cui il virus – in base a ciò che oggi sappiamo – si è sviluppato per cause naturali e diffuso ovunque.

Uno scontro già a marzo…

Si tratta di dichiarazioni, quelle di Trump, molto irritanti per Pechino. Già lo scorso mese di marzo erano sorte violente polemiche fra i due paesi. Di fronte a una politica americana dai cinesi ritenuta denigratoria e tesa ad additarli come “untori” del del virus nel mondo, i diplomatici del Dragone avevano reagito con asprezza. Ribaltando le accuse statunitensi. E arrivando a sostenere che fossero invece alcuni militari di Washington i veri responsabili della diffusione del virus proprio in Cina.

Frasi sibilline

Giovedì 29 aprile il presidente degli Stati Uniti non ha però fornito alcuna spiegazione a sostegno delle sue affermazioni sul presunto laboratorio “killer” di Wuhan. Un giornalista gli ha chiesto su che cosa basasse questa “alta fiducia” nell’ipotesi di una consapevole responsabilità cinese circa la diffusione del virus. L’uomo politico “più potente del mondo”, come per consuetudine si definisce il presidente Usa, ha risposto di “non poterlo dire”.

Ipotesi complottista in Rete

L’ipotesi che il nuovo coronavirus Sars-Cov-2, da cui è scaturita la pandemia del Covid-19, sia stato creato ad arte in un laboratorio cinese non è nuova. Circola sul web da tempo. Con varianti: “è una strategia della Cina per dominare il mondo”; “è uscito dal laboratorio per errore”, ecc..In realtà a oggi le prove di cui la comunità scientifica internazionale è in possesso indicano piuttosto un’origine naturale del virus. E sgombrano il campo da ogni “macchinazione”.

Misure punitive per Pechino?

I cronisti hanno domandato infine a Trump quali possano essere eventuali misure “punitive” contro la Cina. L’amministrazione americana, infatti, studia mosse aggressive contro Pechino per ritorsione rispetto all’ “origine” della pandemia di coronavirus. Perentoria la risposta del presidente Usa ai reporter: “Non c’è bisogno di fermare il pagamento dei debiti a Pechino. Si possono imporre tariffe”.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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