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Coronavirus, l’Italia riparte: cosa si può fare e cosa no dal 4 maggio 2020

Da lunedì 4 maggio tornano al lavoro 4,4 milioni di persone, dopo 55 giorni di confinamento in casa a causa della pandemia del coronavirus. Qualcosa, dunque, comincia a cambiare. L’Italia, lentamente, riparte.

Fidanzati sì, amici no

Si potrà uscire di casa per andare a far visita a coniugi, conviventi, partner delle unioni civili, parenti fino al sesto grado, affini fino al quarto grado come i cugini del coniuge. E a persone “legate da uno stabile legame affettivo”, come i fidanzati ma non, precisano fonti di governo, gli amici.

Attività fisica e seconde case

Via libera anche all’attività motoria non solo nei pressi della propria abitazione e nei parchi. Resta chiaro che non si può uscire dalla propria regione, se non – una volta sola – per tornare nella propria residenza o domicilio. Questo nel caso in cui per il lockdown si fosse rimasti bloccati altrove. Resta il divieto anche per le seconde case. “Non è tra gli spostamenti per necessità”, spiegano fonti di governo citate dall’agenzia di stampa Ansa.

Più avanti riaperture su base regionale

Dai dati sul contagio che si raccoglieranno a partire dalla prossima settimana si capirà se dal 18 maggio si potrà riaprire di più in alcune Regioni. Ma anche se, al contrario, in singole aree del Paese dovrà tornare il lockdown. Il premier Giuseppe Conte, rispondendo via Facebook alle lettere di un’estestista, un barbiere e una ristoratrice, si dice “sicuro” che nelle zone a basso contagio le riaperture arriveranno “prima del previsto”. E intanto assicura che il governo sarà “intransigente per chi riparte sul rispetto di “rigidi protocolli di sicurezza”.

Fabbriche e lavoro

Lunedì 4 maggio ripartono la manifattura e le costruzioni. Così come il commercio all’ingrosso legato ai settori in attività, che vanno da tessile e moda, ad automotive e fabbricazione di mobili. Secondo i consulenti del lavoro torneranno in ufficio o in azienda 4,4 milioni di persone. Altri altri 2,7 milioni riprenderanno a lavorare ma da casa.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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