Cosa succederà al turismo, uno dei settori più importanti e decisivi dell’economia italiana – vale il 13% del Pil – la prossima estate? Cosa sta facendo il governo per sostenere un comparto che rischia una catastrofe a causa dell’emergenza coronavirus?

“Il governo ha un piano”

Stiamo lavorando – ha spiegato il ministro Dario Franceschini il 5 maggio in una video audizione in commissione Industria, commercio e turismo del Senato – perché le vacanze in Italia si possano fare. Ma saranno comunque vacanze diverse. Ho chiesto al Comitato tecnico scientifico, che sta lavorando in queste ore, prescrizioni di sicurezza per tutti i settori che riguardano il mio ministero. Vale a dire teatri, cinema, musei ed eventi, per consentire la loro riapertura in sicurezza. E li ho chiesti anche per il turismo, quindi alberghi, stabilimenti balneari e spiagge, impianti termali eccetera. Credo che la risposta arriverà in tempo molto molto breve e servirà anche per chi non aprirà domani, ma ha bisogno di sapere per tempo le misure da adottare” aggiunge.

“Un albergatore come risponde a chi lo chiama?”

Già. Una risposta in tempi brevi serve soprattutto a chi non sa assolutamente a che cosa va incontro riaprendo l’attività per la stagione turistica. “Se un turista mi chiama e dice, ‘vorrei venire il 2 giugno’, cosa gli rispondo?“, chiede, interpellato dall’Ansa, un albergatore romagnolo di Cattolica (Rimini), Massimo Cavalieri. Si tratta del presidente della locale Associazione Italiana Albergatori. Nei giorni scorsi, racconta Mirko Paganelli sull’Ansa online, Cavalieri ha lanciato un sondaggio tra i propri 170 associati. Solo il 20% intende riaprire quest’estate la propria attività stando alle condizioni attuali.

“Diteci quando e come riaprire”

In sostanza 8 strutture su 10 senza garanzie rimarrebbero chiuse. Lo sconforto è arrivato dopo l’ultima conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, quella in cui veniva enunciata la fase due, dove però il turismo era stato solo appena menzionato. “Lì ci è caduto il mondo addosso”, spiega Cavalieri. Dal giorno dopo, gli operatori turistici della Riviera romagnola, a partire dai balneari, hanno cominciato a chiedere a gran voce quando poter riaprire e in quali modalità. “Ad oggi – spiega l’albergatore – non abbiamo ancora i protocolli di sicurezza. Quindi è impensabile pianificare un’apertura o capire se sia economicamente sostenibile aprire”.

Problemi sanitari e legali

Quella della sicurezza sanitaria è la preoccupazione più forte. Ce n’è poi un’altra, di tipo legale. “Se, come vedo oggi, il Covid viene classificato come infortunio sul lavoro e un mio dipendente contrae il virus o, nella peggiore delle ipotesi, muore, avrò prima una causa civile e poi una causa penale”, prosegue Cavalieri intervistato dall’Ansa. “Date certe sull’apertura dei confini interregionali è ciò che vogliono sapere subito. E qui torniamo all’interrogativo iniziale. Se telefona un potenziale cliente dalla Lombardia o dal Veneto (i principali bacini d’utenza della Romagna) gli albergatori vogliono sapere cosa potergli rispondere”. Ma poniamo che arrivino i protocolli e le date. Converrà comunque riaprire quest’estate? L’imprenditore fa due conti: “Le frontiere per gli stranieri sono chiuse. Il turismo interno non basta a coprire il fabbisogno di tutta la nazione. Non riuscirà a soddisfare né le città d’arte, né le città di mare”. E il bonus vacanze? “Palliativi”.