Conto alla rovescia, da oggi 11 maggio, per la possibile riapertura in Italia di molte attività ancora chiuse per la quarantena dovuta alla pandemia del coronavirus. Fra una settimana esatta, il 18 maggio, potrebbero riprendere a lavorare negozianti, baristi e parrucchieri, ad esempio. È una data fatidica, ormai, quella di lunedì prossimo. Tutto dipende dal “quadro epidemiologico”, di come cioè evolve la diffusione del Covid-19. Ma anche dall’adozione dei protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro da parte di tutti.
La Puglia pronta a forzare
Non sono soltanto i governatori leghisti e del centrodestra a pressare e lanciare ultimatum. Ora anche il democratico Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, dice che se le linee guida dell’Inail non arriveranno per quella data, la sua Puglia aprirà lo stesso barbieri, parrucchieri e centri estetici. Lo farà sulla base dei protocolli regionali “che ci paiono più che sufficienti”, ha assicurato il governatore pugliese.
Vertice Stato-Regioni
Forse per l’allargarsi del fronte “aperturista”, segnala l’Ansa, o per il contagio in discesa, si svolgerà a breve un confronto fra Stato e Regioni. Partecipano anche il premier Giuseppe Conte, e il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Emilia-Romagna in prima linea
L’ultima accelerazione per la riapertura globale dell’Italia la fa Stefano Bonaccini, il governatore democratico dell’Emilia Romagna. Come presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini fa presente di aver ricevuto “da tanti” suoi ‘colleghi’ “la richiesta di avere certezza che dal 18 maggio possano riaprire gli esercizi e le attività commerciali oggi chiuse, ovviamente sulla base dell’andamento epidemiologico e il rispetto di protocolli di sicurezza condivisi”.
Veneto all’attacco del governo
Anche il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha convenuto sull’urgenza del summit. E si è trovato d’accordo sullo “spirito della richiesta” e sulla “necessità di avere chiarezza, anche per poter dare per tempo le dovute informazioni” a chi deve riaprire e deve sapere come, a quali distanze, con quale contingentamento, tornare in attività. “Il Governo chiarisca subito questa partita” della riapertura, pretende il ‘doge’ Luca Zaia, che attende “una soluzione” anche perché – avverte – “c’è la convergenza con molti colleghi, se non la quasi totalità, di procedere”, per loro il primo giugno è troppo tardi, “il punto di caduta sia il 18 maggio”.
Il rischio che ciascuno faccia come vuole
Altrimenti, ormai è una certezza, i governatori apriranno a modo loro. Ma è lo stesso Boccia a rassicurare che “dal 18 ci sarà una nuova fase, che porterà a una differenziazione territoriale”, e “stiamo lavorando per far ripartire questa differenziazione territoriale, dal 18 maggio potranno riaprire gran parte delle attività economiche”, ma “non possiamo far ripartire attività senza protocolli di sicurezza”. Boccia vuole un passo indietro da chi ha fatto, o prepara, fughe in avanti.