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Sciopero dei braccianti sfruttati, l’appello ai consumatori: “Non comprate frutta e verdura”

“Cara consumatrice, caro consumatore, arriva un momento in cui bisogna parteggiare per difendere la comunità umana dalla pericolosa cultura della devalutazione della vita umana. Domani (oggi 21 maggio) parteggiate con noi per i Diritti e la Giustizia sociale. #nonsonoinvisibile #fermiamoicarrelli”.

Sciopero dei braccianti

Con questo appello sui social, accompagnato da un video, Aboubakar Soumahoro, attivista sindacale italo-ivoriano del Coordinamento Lavoratori agricoli Usb, ha promosso lo sciopero dei lavoratori della filiera produttiva in agricoltura che è in corso oggi 21 maggio, e ha chiesto uno “sciopero dell’acquisto” ai consumatori.

Sfruttati dai caporali, senza diritti

Si mobilitano i braccianti del Sud, in particolare. Nella maggioranza immigrati africani e dell’est Europa (ma ci sono anche italiani) senza diritti, che vivono in molti casi in catapecchie in mezzo alle campagne, “invisibili”. Lavoratori sfruttati 12 ore al giorno con paghe di 2-3 euro l’ora dai “caporali”, imprenditori senza scrupoli che lucrano sull’illegalità.

Una giornata di “non acquisto”

Soumahoro chiama allo sciopero anche i cittadini italiani, consumatori di frutta e verdura, proprio quei prodotti raccolti dai braccianti che finiscono regolarmente sulle nostre tavole. E li invita a non acquistare prodotti agricoli nella giornata di oggi 21 maggio, come forma di solidarietà verso gli sfruttati e per il riconoscimento dei loro diritti.

Mancano lavoratori nei campi

La crisi determinata dal coronavirus ha ricacciato indietro, nei loro paesi d’origine, almeno 200mila immigrati stagionali, un “esercito” che ogni primavera ed estate raccoglie nei nostri campi pomodori, mele, pere, uva, verdure e che adesso manca. Coldiretti, Confagricoltura, Cia e altre organizzazioni hanno approntato piattaforme online per reclutare cittadini che vadano nei campi ma finora non sono più di 20mila coloro che hanno fatto domanda.

La ministra ex bracciante

Nei giorni scorsi la ministra per le politiche agricole, Teresa Bellanova, ha presentato le normative per una parziale regolarizzazione dei braccianti. Misure accolte in modo molto polemico da parte della Lega e di Fratelli d’Italia, che hanno ironizzato sul momento di commozione della ministra. In realtà Teresa Bellanova è stata ella stessa una bracciante sfruttata. A 14 anni usciva di casa all’alba per andare a raccogliere l’uva nelle campagne del brindisino. Adesso arriva lo sciopero dei lavoratori sfruttati. La pandemia del coronavirus ha in qualche modo fatto riemergere il problema dalle nebbie dell’indifferenza.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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