Un vero gentiluomo. Un Signore d’altri tempi. Al punto che, dopo la nostra chiacchierata telefonica, chi scrive ha il piacere e l’onore di ricevere di tanto in tanto messaggi vocali in cui declama con pathos poesie e versi ispirati. Peccato non poter incontrare di persona Remo Girone. Un appuntamento solo rimandato, si spera, a tempi in sui potrà tornare a Roma, alla sua amata dimora nel rione Monti. Il lockdown lo ha trovato a Montecarlo, dove ha una casa insieme alla moglie Victoria Zinny, attrice anche lei, e anche lei appassionata di poesia.
Remo Girone e Victoria Zinny, il lockdown a Montecarlo tra poesia e videochat
Parlare con uno degli attori più rappresentativi del cinema, della televisione e del teatro italiani, è un vero piacere. Impossibile rimanere impassibili ascoltando i suoi racconti relativi all’esperienza hollywoodiana (nei film “La legge della notte” di e con Ben Affleck, e in “Le Mans 66 – La grande sfida” di James Mangold), ai ricordi dei tempi de “La Piovra”, e alla sua esperienza nell’innovativo progetto “Il cinema non si ferma”, in uscita a fine maggio. Proprio da qui parte la nostra chiacchierata.
Nel periodo della quarantena, lei ha aderito al progetto “Il cinema non si ferma”, un film girato con i telefonini in ambientazioni casalinghe, i cui proventi andranno in beneficenza alla Protezione Civile. Il cast comprende Maria Grazia Cucinotta, Nicolas Vaporidis, Jane Alexander, Ignazio Oliva, Kaspar Capparoni. Come mai ha accettato?
È un film del tutto innovativo, realizzato da professionisti molto bravi e competenti. Ho girato le scene con il mio telefonino, azionato da me stesso e a volte da mia moglie Victoria. Le indicazioni su come girare mi venivano date dal regista e dal direttore della fotografia collegati su Skype. Sono stato molto felice di partecipare a questo progetto ideato da Ruggero De Virgiliis, e soprattutto mi ha fatto piacere che il regista Marco Serafini (con cui avevo girato un episodio di “Rex”) abbia pensato di coinvolgermi.
Remo Girone tra i protagonisti del progetto benefico “Il cinema non si ferma”
Cosa l’ha colpita di più di questo film, che usa i toni della commedia per raccontare scene di vita quotidiana ai tempi del Coronavirus?
Il suo carattere così sperimentale. Pensi che abbiamo fatto anche delle riprese in green screen (effetti speciali basati sulla sovrapposizione di due immagini, ndr) sulle quali sono state aggiunte le scene in cui recita l’attrice Paola Lavini. E poi mi ha colpito la sceneggiatura degli episodi: non è facile scrivere delle scene partendo dagli attori, dalle case in cui verranno girati e dagli oggetti presenti all’interno, il procedimento di scrittura di solito è proprio all’opposto.
Nell’episodio da lei interpretato, è un padre che comunica in remoto con la figlia per la quale cerca di stampare il modulo dell’autocertificazione. Lei che rapporto ha con la tecnologia?
Non sono molto bravo con la tecnologia. Internet secondo me è qualcosa di meraviglioso se applicato con coscienza e in modo culturale. Io uso molto la posta elettronica, whatsapp e comunico con figli e nipoti usando Skype, un sistema molto comodo. Ho scoperto che questi mezzi di comunicazione permettono di aprirsi di più, non di meno, e creano forme d’affetto inimmaginabili prima: si fanno nuove amicizie, si conoscono meglio le persone, ci si può tenere in contatto. Certo, i contatti umani mancano.
La tecnologia nell’innovativo progetto “Il cinema non si ferma”
Come sta vivendo questo periodo di lockdown?
Sono nella mia casa nel Principato di Monaco con mia moglie Victoria. Rimaniamo chiusi in attesa che tutto passi. C’è una buona organizzazione qui: al supermercato per gli over 60 ci sono delle casse dedicate così da non dover fare la fila, e per un po’ c’è stato un buon servizio del comune che portava a domicilio pasti cucinati dalla scuola alberghiera, a un prezzo veramente ottimo (8 euro a pasto). Per tenerci in esercizio io e mia moglie declamiamo poesie per gli amici: io le registro e gliele invio sotto forma di messaggio vocale, e anche Victoria (la cui madre era una poetessa) ne ha incise un paio.
Siete spaventati? Avete paura per la vostra salute?
Beh, credo che un po’ di paura ce l’abbiamo tutti. Né io né mia moglie siamo dei ragazzini ormai, e sappiamo bene che per le persone più grandi il rischio di contagio è maggiore. Ma noi siamo organizzati bene: abbiamo le mascherine, il gel disinfettante per lavarci le mani, e un po’ alla volta ci siamo abituati a questa situazione.
Remo Girone e Victoria Zinny a Montecarlo durante il lockdown
Ha raccontato più volte di aver sofferto di depressione, e di aver avuto un tumore durante il periodo de “La piovra”, quindi immagino sia rimasto un po’ colpito e influenzato da ciò…
Per fortuna oggi sto bene, fui operato di cancro alla vescica ai tempi de “La piovra” (a metà degli anni Ottanta, ndr), e certamente dopo la malattia il mio rapporto con le questioni legate alla salute è cambiato. Soprattutto all’inizio ero particolarmente cauto e apprensivo, poi col passare del tempo molte cose brutte si scordano per fortuna. È stata un’esperienza forte, e da allora sono testimonial per l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro). I membri dell’associazione sono veramente encomiabili, nel 2011 mi hanno anche dato il Premio “Credere nella ricerca” per una campagna che feci per loro. Quel riconoscimento mi venne consegnato dal Presidente Giorgio Napolitano, e fu una grande emozione.
Parlando di premi, lei ha ricevuto una serie di onorificenze molto prestigiose: è Commendatore dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, e recentemente è stato anche insignito del titolo di “Ufficiale dell’Ordine di San Carlo” a Monaco.
Sì, è stata una grande emozione. Vivo nel Principato di Monaco da tanti anni, e sono coinvolto nel “Festival della tv di Montecarlo” da oltre tre decenni. È per questa ragione che mi hanno assegnato questo titolo, cosa che mi ha reso molto felice. A consegnarmelo è stato il Principe Alberto in persona, e insieme a lui c’era la moglie Charlène, le sorelle Stefania e Carolina. È stata una bellissima cerimonia, mi sono emozionato molto. In seguito mi sono arrivate le lettere di congratulazioni del sindaco di Monaco e del capo del partito che sta al governo, e tanti amici mi hanno mandato le loro felicitazioni. È stato molto bello!
Remo Girone è Ufficiale dell’Ordine di San Carlo, riconoscimento di Montecarlo
In che modo crede che usciremo da questo periodo? Saremo più freddi e distaccati o al contrario apprezzeremo di più i rapporti umani e la libertà?
È difficile dirlo oggi, è una vera incognita. Credo ci vorrà ancora tanto tempo prima che ne usciamo: se ne parla come se fosse una cosa imminente, ma credo che finché non si troverà un vaccino contro questo maledetto virus dovremo mantenere ancora le distanze. È una cosa seria e grave, ognuno cerca di proteggere se stesso e gli altri come può, e se vedi qualcuno che non lo fa altrettanto, a volte scatta della rabbia. Spero che usciremo da questa situazione un po’ più responsabili (sarebbe già un grande passo avanti) e che i rapporti tra le persone saranno migliori, più profondi.
Le manca l’Italia?
In Italia ho mia sorella e mia madre, cui penso molto spesso. Mi manca Roma, il quartiere Monti in cui vivo, che è sempre molto bello. Sono un cittadino italiano, pago le tasse nel mio Paese, e mi manca. E pensare che avrei dovuto girare un film in Sardegna e andare in Puglia a fare un ciclo di letture di poesie: ovviamente è saltato tutto…
Lavora nel mondo della tv dal 1975, e negli anni ha avuto modo di interpretare i personaggi più svariati. Come è cambiata la TV negli anni, in riferimento soprattutto alle serie tv?
La qualità delle serie tv di oggi si avvicina sempre di più a quella del cinema; le serie hanno il vantaggio drammaturgico di poter sviluppare i personaggi, fargli subire cambiamenti, fargli vivere molte situazioni diverse. Il cinema, per la sua durata, non ha lo stesso vantaggio, anche se la magia della visione in sala sul grande schermo rimane imbattibile e unica.
“Amo Breaking Bad e True Detective”
Lei oggi è un fruitore di serie tv? Quali guarda?
Amo “Breaking Bad”, “Better Call Saul”, “True Detective” e “The Handmaid’s Tale”. Tra le serie italiane mi piace “Gomorra” e la nuova serie diretta da Stefano Sollima, “ZeroZeroZero”.
La ricordiamo tutti per il ruolo del faccendiere Tano Cariddi ne “La Piovra”. Di serie televisive sulla malavita ne sono state fatte tante negli ultimi anni, gli esempi più recenti sono “Gomorra” e “Suburra”. In che modo si è evoluto lo sguardo sulla malavita?
Ho partecipato una volta a una discussione con il magistrato e saggista Nicola Gratteri, cui non piacciono queste serie perché pensa siano dannose. Io non sono d’accordo, ma un cambiamento c’è stato. Ne “La Piovra” si vedeva sempre la lotta tra il bene e il male, tra i poliziotti e la malavita, si analizzava il punto di vista sia degli uomini di giustizia che dei corrotti. In “Gomorra” e in “ZeroZeroZero” i poliziotti non compaiono quasi mai, per una scelta ben precisa, e viene mostrato il punto di vista solo di una parte.
Remo Girone, gli ultimi film americani con Matt Damon, Christian Bale e Ben Affleck
Al cinema l’abbiamo vista recentemente nel film hollywoodiano “Le Mans 66 – La grande sfida” con Matt Damon e Christian Bale, e ne “La legge della notte”, diretto e interpretato da Ben Affleck. Che effetto le ha fatto lavorare con alcuni tra gli attori americani contemporanei più famosi e quotati?
Bellissimo ma molto strano. La prima volta che mi sono trovato su un set a Los Angeles c’erano almeno cinque premi Oscar: il direttore della fotografia ne aveva presi 4, Ben Affleck ne ha vinti due. Certi attori li avevo visti solo al cinema e lavorare con loro mi ha fatto effetto, soprattutto Christian Bale che ricordavo ragazzino, protagonista del film “L’Impero del sole” di Steven Spielberg. Con loro ho avuto un rapporto da collega, spettatore e fan allo stesso tempo.
Qualche aneddoto divertente?
Una volta stiamo stati invitati dalla costumista Jacqueline West allo Chateau Marmont, un hotel di lusso dove gli attori hollywoodiani vanno a fare colazione. A un certo punto in portineria, mentre stavamo uscendo, ho visto una signora con i capelli bianchi corti e un cane. Era Glenn Close. Non mi sono avvicinato per salutarla o conoscerla, l’ho solo vista ma mi ha fatto un certo effetto. Non capita certo tutti i giorni di incrociare un colosso del cinema mondiale come lei!