Un’azienda italiana guidata da donne ha realizzato le prime mascherine chirurgiche lavabili in Italia certificate dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). La notizia è riportata da Ilaria Betti su Huffingtonpost.it.
La trevigiana Ninfea Srl – “composta tutta da donne e mamme” – ha trovato la formula vincente per creare mascherine riutilizzabili, omologate come dispositivo medico. “Sono in tutto e per tutto equiparabili alle mascherine chirurgiche usa e getta, con la differenza che si possono lavare e rimettere”, spiega ad HuffPost l’imprenditrice veneta Laura Pilotto, a capo della squadra.
Composte da 100% cotone certificato OEKO-TEX, adempiono ai parametri di traspirabilità, sono anallergiche e si mantengono idrorepellenti anche dopo numerosissimi lavaggi domestici a 60°. Sono disponibili in diverse misure, sia per adulti che per bambini. Il prezzo si aggira intorno ai sei euro.
Ma questi preziosi oggetti – guanti e mascherine – dove si gettano una volta usati? Di certo non per terra, come purtroppo si vede fare a volte. A Milano, una delle città più colpite in Italia dal coronavirus, il Comune ha avviato dalla fine di aprile la campagna di comunicazione “Non gettarli a terra!”.
Pensata, come sottolinea l’Agi, proprio per sensibilizzare i cittadini al corretto smaltimento dei dispositivi di protezione individuale anti virus. L’invito, raccolto e rilanciato dal altri comuni lombardi, è quello di eliminare correttamente le mascherine e i guanti usati. Vale a dire che non devono essere assolutamente gettati a terra perché così, oltreché un gesto incivile, si compie un gesto inquinante.
Le mascherine e i guanti, infatti, non sono biodegradabili e gettarli per strada perché si ha paura di portarli in casa è un fatto grave e stupido. Vanno gettati tra i rifiuti indifferenziati. Nel bidone di casa. Meglio se avvolti in un sacchetto affinché non siano poi dispersi nell’ambiente. Un comportamento non certo difficile da adottare. In prospettiva si pone sul serio il problema dell’inquinamento da mascherina. Se consideriamo se nella sola Italia ne occorrono decine e decine di milioni. E che, sebbene adoperabili anche più di una sola volta, è chiaro che dopo un po’ vanno gettate e cambiate. Ciò vale a più forte ragione per i guanti, davvero un dispositivo usa e getta.