Shopping, la fase 2 al tempo del Covid-19: Roma semi-deserta, gli sconti non funzionano
Piazza di Spagna deserta è l’emblema della fase 2. Dopo il lockdown, la lenta ripartenza dello shopping tra sconti, portafogli vuoti e valori diversi.
La fase 2 dello shopping, ai tempi del Covid19, è iniziata con poco entusiasmo. Non c’erano dubbi. Nessuna corsa agli acquisti nelle prime settimane di riapertura dei negozi. Avrà influito la paura di ritrovarsi nel caos, rischioso per il rispetto del distanziamento sociale e per il pericolo di nuovo contagio (meglio esporsi per un aperitivo con gli amici). Ma ad incidere ancor di più potrebbe essere la necessità di risparmiare.
Shopping: corsa agli sconti, ma la risposta dei clienti è timida
Così è partito il rilancio delle promozioni. Durante il lockdown, per fronteggiare l’emergenza economica e la crisi dell’abbigliamento, si era deciso di posticipare al 1 agosto. Rimandare dunque la data ufficiale dei saldi, tentando di evitare un meccanismo di sconti deleterio per i commercianti che non hanno lavorato per oltre due mesi, compromettendo le vendite della stagione P/E in corso. Tutto a norma di legge. Ma poi le necessità sono diverse e sono iniziate le corse agli sconti, per invogliare i clienti a comprare.
Il vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori ha proposto l’aggiunta di un articolo ad hoc al Testo Unico del Commercio con la possibilità di effettuare le vendite promozionali anche nei 30 giorni che precedono l’inizio dei saldi. Si tratta di una misura rinnovabile anche a dicembre, consentendo di derogare il divieto di promuovere le vendite promozionali fuori dai termini fissati. E molte Regioni lo hanno seguito, in primis Lombardia e Veneto. In pratica, ci saranno sconti liberi per tutto l’anno, o almeno per tutta la durata dell’emergenza coronavirus che ha naturalmente provocato un black-down economico con previsioni a lungo-termine incerte. Il “revenge” shopping italiano non è partito in quarta come quello asiatico, che come reazione si era scatenato in una modalità di “acquisti per vendetta”. Tanto per rendere l’idea, ha avuto un boom di incassi nelle boutique del lusso come accaduto in un negozio Hermés che ha incassato 2,7milioni di euro in un solo giorno di vendite.
Shopping a Roma: il centro storico è semi-deserto, Nike è il punto vendita più frequentato
Ma tornando con i piedi per terra, magari sul suolo romano, poche sono state per ora le gratificazioni, specialmente nel centro storico. Piazza di Spagna e tutte le vie limitrofe dello shopping sono ancora semi-deserte. Negozianti e commesse chiamano i clienti affezionati proponendo “private sale”. E alcune boutique ricevono su appuntamento. Un po’ più di entusiasmo in zona Prati, dove dal primo giorno di apertura c’è stato subito un gran traffico, almeno su strada e sui marciapiedi. Il punto vendita Nike è stato il negozio più frequentato, grazie alle promozioni che ha lanciato per invogliare l’acquisto dell’abbigliamento sportivo, quello che più abbiamo apprezzato durante la nostra lunga quarantena.
Comprare in sicurezza è diventata la norma, con regole rigide di sanificazione, guanti e mascherine, percorsi speciali di entrata e uscita con gestione degli ingressi. Questo succede almeno negli store più grandi, come la Rinascente o Zara che, per evitare che la merce esposta diventi veicolo di contagio o anche per cercare di limitare le produzioni, sta sperimentando la vendita di alcuni pezzi di collezione con dei corner dove il cliente può scegliere la merce da ordinare, confermando l’acquisto quando arriverà in negozio.
Il cambio di valori dopo il lockdown si fa sentire
Insomma è tutto più complicato, ma certamente necessario in questa fase di ripartenza. Sicuramente il coronavirus sta rivoluzionando le nostre abitudini di consumo e il piacere dello shopping che, finalmente, potrebbe diventare meno compulsivo e più mirato. L’isolamento casalingo ha risvegliato in noi dei valori fatti di priorità e bisogni semplici. Siamo sopravvissuti senza dover comprare nulla che non fosse di prima necessità. Questa realtà (condivisa da tutti) ci ha insegnato che si vive bene senza dover dimostrare nulla attraverso i consumi, che a volte ostentano vizi e vanità, di rado sono davvero gratificanti. In quei due lunghi mesi, rispetto ad una borsa o ad un paio di scarpe nuove, ci sono mancati maggiormente parrucchiere e estetista. Ma abbiamo saputo far fronte anche a questo, arrangiandoci. Moralismi a parte, ci auguriamo che i consumi ripartano per dare forza ad un paese sofferente che ha bisogno del contributo di tutti, in base al portafoglio e alle singole necessità. Di certo, vedere deserte le vie dello shopping del centro storico, lascia un senso di inquietudine che non possiamo trascurare. Dunque anche se stona un po’, per dirla con un titolo di un libro, “I love shopping”.