Usa, scontri per la morte di George Floyd: morti, feriti e coprifuoco in 25 metropoli
Quinto giorno di violenti scontri, incendi e incidenti fra manifestanti e polizia a Minneapolis e nelle maggiori metropoli degli Stati Uniti. Dilaga la protesta dopo la morte, il 25 maggio scorso, di un cittadino afroamericano, George Floyd, a Minneapolis (Minnesota) durante un arresto. Almeno tre persone sono state ferite da colpi d’arma da fuoco e una è morta nel centro di Indianapolis (Indiana). Anche un agente di polizia ha anche riportato lievi ferite.
Il coprifuoco
Almeno 25 città di 16 stati – riferisce la Cnn – hanno imposto il coprifuoco ai cittadini. La Guardia Nazionale è arrivata in circa una decina di stati e nel Distretto di Columbia (con capitale Washington).
Il video
La rivolta, sempre più dura, è esplosa dopo che ha fatto il giro del mondo un video finito in Rete. Un filmato girato coi telefonini dai passanti immortala il 25 maggio un agente di polizia bianco, Derek Chauvin, che per quasi 9 lunghissimi minuti schiaccia col ginocchio il lato destro del collo del nero George Floyd, placcato a terra a che da altri due agenti. Mentre i passanti che riprendono la scena si rivolgono agli agenti per stigmatizzare quella che appare quale una forma di tortura, George Floyd dice: “Please, I can’t breathe…”, per favore non riesco a respirare. Una frase ora divenuta l’emblema della protesta dei neri e di tanti attivisti anche bianchi contro la polizia.
California
Adesso si teme che infiltrati di varia natura approfittino della rabbia popolare contro la morte di Floyd per mettere a ferro e fuoco gli Usa. Cosa che, in parte, sta già avvenendo. Il governatore della California Gavin Newsom ha dichiarato lo stato di emergenza nella contea di Los Angeles. In precedenza, il coprifuoco era stato annunciato in diverse altre città tra cui San Francisco dove la Guardia Nazionale era stata messa in allerta per rispondere ai disordini.
Oltre mille arresti
Dall’inizio delle proteste gli arresti – secondo quanto riferisce l’Ap – sarebbero stati 1.400. Seconda serata, il 30 maggio, di manifestazione anche davanti alla Casa Bianca, dove centinaia di manifestanti si sono radunati per protestare. Gli agenti hanno usato lo spray urticante per disperdere la folla, ma i dimostranti hanno resistito e alcuni di loro hanno rimosso le barricate e lanciato frammenti di asfalto. È stato dato alle fiamme anche un bidone della spazzatura. La Guardia nazionale ha preso posizione intorno alla Casa Bianca.
Minneapolis
L’epicentro della rivolte resta comunque Minneapolis, la città più importante del Minnesota, nel nord degli Usa. Migliaia di persone hanno sfidato il coprifuoco del weekend e la guardia nazionale. Alcuni assalitori hanno vandalizzato la casa dell’agente Chauvin e hanno incendiato una pompa di benzina, un ufficio postale, una banca e un ristorante. Tutto ciò prima che gli agenti – tre volte superiori a quelli schierati nelle proteste contro la segregazione razziale negli anni ’60 – procedessero ad alcuni arresti ed impedissero che fosse data alla fiamme una nuova caserma.
Detroit
A Detroit, in Michigan, un ragazzo di 19 anni è stato ucciso da spari provenienti da un Suv indirizzati verso la folla che manifestava, mentre a Oakland, in California, un agente è morto e un altro è rimasto ferito da colpi di arma da fuoco, anche se secondo la polizia locale l’episodio “apparentemente non è collegato alle manifestazioni”.
Portland
Gli scontri più duri sono stati a Portland, Oregon, dove la folla ha prima provato a dare alle fiamme un commissariato come a Minneapolis. Poi ha assalto uno Starbucks, un negozio della Apple e un altro di Microsoft, costringendo gli agenti a intervenire con lacrimogeni e granate stordenti. Momenti di tensione anche a New York, dove migliaia di persone sono scese in piazza a Brooklyn, alcune lanciando bottiglie e sassi contro la polizia, che ha risposto con spray urticanti e arrestando decine di dimostranti.
Le indagini
Intanto dalle indagini arrivano altri sviluppi. Un nuovo video mostra non uno ma tre poliziotti premere con le loro ginocchia su Floyd. Derek Chauvin, l’unico arrestato, risulta aver tenuto premuto il suo sul collo dell’afroamericano per quasi nove minuti, di cui tre quando ormai non reagiva più.
L’autopsia
Ad aumentare la rabbia i risultati preliminari dell’autopsia su Floyd, che esclude l’asfissia traumatica e lo strangolamento. I medici concludono che “gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse (coronaropatia e ipertensione) e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte”. La famiglia ha già chiesto un’autopsia indipendente: “Non ci fidiamo delle autorità locali”.