Anche il Palazzo delle Esposizioni di Roma, come altri musei d’Italia, ha potuto riaprire il 17 maggio per consentire al pubblico di vedere le diverse mostre che erano state interrotte mesi fa a causa dell’emergenza sanitaria. È stato il caso anche della personale di Jim Dine, inaugurata l’11 febbraio e chiusa l’8 marzo, anziché il 2 giugno come da programma originario.

Il termine della mostra è stato infatti prorogato al 26 luglio, grazie alla disponibilità dei numerosi prestatori che hanno acconsentito al prolungamento dei prestiti delle opere. Ci sarà quindi più tempo per visitare una rassegna che lo stesso Jim Dine, artista americano di fama mondiale, ha definito “la mostra migliore che abbia mai fatto, che sia mai stata fatta su di me” in un commovente video inviato recentemente al Palazzo delle Esposizioni.

Jim Dine, British Joys (A Pictures of Mary Quant), 1965 olio, carta, legno, tessuto e lampada elettrica su tela/oil, paper, wood, tissue and electric lamp on canvas cm 150 x 240 x 30 Collezione Agnes & Frits Becht, Paesi Bassi Foto/Photo © Tom Haartsen

Nello stesso video girato nello studio di Parigi dove l’artista ha trascorso il suo periodo di quarantena, Jim Dine esprime la sua gratitudine alla città di Roma per la realizzazione di questo progetto. A cambiare sono soltanto le modalità di accesso, il quale avverrà obbligatoriamente previa prenotazione e acquisto del biglietto (anche se gratuito) dal sito ufficiale. Gli ingressi sono contingentati e scaglionati ogni mezz’ora, l’uso della mascherina è obbligatorio per tutta la durata della visita. Comunque, prima di recarsi al museo si consiglia di controllare attentamente il vademecum del visitatore

JIM DINE 
La mostra

Una mostra a cura di Daniela Lancioni da non perdere per vari motivi: innanzitutto per l’importanza dell’artista coinvolto, il quale con il suo lavoro radicale e innovativo, ha avuto un forte impatto sulla cultura visiva contemporanea, in particolare su quella italiana degli anni Sessanta; ma anche per l’offerta espositiva che vanta oltre 80 opere datate dal 1959 al 2018 e provenienti perlopiù da importanti collezioni pubbliche e private internazionali, tra le quali spicca il Centre Pompidou di Parigi.

Jim Dine (Cincinnati, 1935) è conosciuto soprattutto per un tipo di pittura associata ad oggetti veri e di uso quotidiano, utili a creare immagini nuove e stranianti. Inoltre, si tratta di un autore difficilmente classificabile in correnti specifiche o schemi imposti dalla critica, non a caso libertà ed autonomia sono sempre state per lui condizioni necessarie per portare avanti la propria ricerca.

Jim Dine in Car Crash, Reuben Gallery, New York, 1-6 novembre/November 1960. Foto di/Photos by Robert R. McElroy
Getty Research Institute, Los Angeles (2014.M.7)
© J. Paul Getty Trust
SALA 1 E SALA 6
Gli autoritratti

Il percorso espositivo della mostra è cronologico e si articola in ben otto sale. Nella prima, dopo la consueta nota biografica, sono esposti degli autoritratti, delle piccole teste eseguite da un Jim Dine appena ventenne nel 1959. Sempre nella sala 1 si è cercato di ricostruire gli happening da lui realizzati insieme ad altri protagonisti di una fiorentissima New York degli anni Sessanta. Lì, fotografie tratte da archivi fotografici americani studiati per l’occasione da Paola Bonani, scorrono in loop accompagnate dalla voce in cuffia dello stesso Dine, allo scopo di spiegarne il significato. All’altra estremità della rotonda, nella sala 6, il percorso cronologico prosegue con ulteriori rappresentazioni simili agli autoritratti della sala 1.

SALA 2 E SALA 3

Gli indumenti e la spazio

Le due sale successive sono dedicate alla pittura, grazie a quadri realizzati tra il 1960 ed il 1963, ritenuti tra i più iconici del periodo. In particolare, nella sala 2 trovano spazio i famosi dipinti ai quali sono letteralmente appesi indumenti e strumenti di lavoro, spesso accompagnati dalla scritta dei loro nomi; invece, nella sala 3 sono esposti capolavori in cui l’artista ha sperimentato una spazialità inedita, concependoli di fatto come fossero pareti di casa. In queste due sale sono raccolte cinque delle otto opere con cui Jim Dine prese parte alla Biennale di Venezia del ’64: Black Shovel, Four Rooms, Shoe, White Bathroom e The Studio (Landscape Painting).

Jim Dine, Four Rooms, 1962
olio su tela con metallo, gomma e sedia imbottita / oil on canvas with metal, rubber and upholstered chair
182,9 x 457,2 x 38,1 cm misure complessive
Courtesy Richard Gray Gallery e l’artista/Courtesy of Richard Gray Gallery and the artist
© Adam Reich, Courtesy the artist and Richard Gray Gallery, Chicago/New York
SALA 4, SALA 5 E SALA 7
La scultura e i cuori

La visita prosegue nella sala 4 in cui l’area centrale ospita la scultura a cui l’artista si dedicò in maniera pressoché esclusiva tra il 1965 ed il 1966 (Red Axe, Large Boot Lying Down), mentre alle pareti alcune opere riflettono l’influenza scaturita in seguito a vari soggiorni londinesi. Nella sala successiva trovano spazio i noti Cuori con opere eseguite a Putney nel Vermont nell’inverno del 1970-71; tra queste il grande cuore di paglia Straw Heart, oltre a Green Hand, apparse entrambe nella mostra “Nancy and I at Ithaca” all’Andrew Dickson White Museum of Art di Ithaca (New York) del ’67. Il percorso cronologico prosegue nella sala 7 con opere di epoche diverse che testimoniano inclinazioni e tecniche differenti, attorno al quale l’artista si è sempre mosso.

SALA 8
Pinocchio e i poemi

La mostra si conclude nell’ambiente immersivo della sala 8 “costellata” da varie sculture recenti (2004-2013) che rappresentano Pinocchio, personaggio fiabesco nei confronti del quale Dine ha sempre nutrito una certa passione in quanto incarnazione della materia che prende vita. Sui muri l’artista ha scritto dei poemi di sua invenzione, di cui due in particolare sono nati proprio durante le giornate di allestimento della personale a Roma.

IL CATALOGO DELLA MOSTRA

La rassegna è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) che rappresenta ad oggi il maggior contributo pubblicato in Italia sull’artista, edito da Quodlibet (Macerata). A cura di Daniela Lancioni, contiene saggi di Francesco Guzzetti, Annalisa Rimmaudo, Claudio Zambianchi e della curatrice, una dettagliata biografia e gli apparati a cura di Paola Bonani. Oltre alle tavole a colori delle opere in mostra, il catalogo raccoglie per la prima volta l’intero repertorio iconografico relativo agli happening dell’artista.

VISITE GUIDATE

Il Palazzo delle Esposizioni offre visite guidate dalla curatrice per una persona (o due) nel rispetto delle leggi sul distanziamento sociale. Le visite così concepite si terranno a partire dal 4 giugno, ogni martedì (alle 10,30 e alle 11,30) e ogni giovedì (alle 18,00 e alle 19.00) ciascuna visita durerà un’ora. Per accedere a questa iniziativa, dopo aver prenotato il turno di ingresso alla mostra online, sarà necessario inviare la propria richiesta a info.pde@palaexpo.it tra le ore 17.00 e le ore 18.00 del giorno precedente alla visita e attendere conferma (le richieste pervenute fuori da questo orario non potranno essere prese in considerazione).

Una veduta dell’allestimento della mostra di Jim Dine al Palazzo delle Esposizioni a Roma
INIZIATIVE ON-LINE DEDICATE A JIM DINE

Durante il lockdown, lo staff del Palazzo delle Esposizioni ha pensato ad una serie di iniziative dedicate a Jim Dine che potessero in qualche modo sopperire all’impossibilità di realizzarle “dal vivo”, pertanto molte di quelle che erano state programmate hanno subito una metamorfosi. I loro autori le hanno trasformate in un momento di riflessione o di iniziazione, così da renderle accessibili a un altro linguaggio, quello digitale. Questi lavori verranno progressivamente pubblicati sul sito del Palazzo delle Esposizioni nella doppia versione italiana e inglese. Ecco quali:

  1. Fabrizio Ottaviucci – Appunti di Musica contemporanea

Tre video della durata di poco più di 20 minuti ciascuno, nei quali il pianista Fabrizio Ottaviucci introduce e interpreta tre capisaldi della musica contemporanea: il piano preparato di John Cage, la Musica aleatoria, Il Minimalismo di Terry Riley. Come i concerti da dedicare a Jim Dine e cancellati a causa dell’emergenza sanitaria, anche questi appunti sono tutti riferiti a compositori, tra i più radicali e innovativi del Novecento, accostabili all’artista americano per contesto e linguaggio. Video in lingua italiana con sottotitoli in inglese.

2. Performance Reload

Le 4 performance di Jacopo Jenna, Annamaria Ajmone, Ula Sickle e Myriam Laplante previste come parte degli eventi che avrebbero dovuto accompagnare la mostra di Jim Dine, si svelano oggi in una nuova forma. Ognuno degli artisti ha proposto un approfondimento del proprio lavoro per questa dimensione sospesa, un “battito” che richiama la pulsazione che sarebbe dovuta avvenire dal vivo. Testi in italiano e in inglese.

3. Valerio Magrelli – Intorno a Pinocchio

Un video di oltre venti minuti nel quale il poeta e lo studioso, tra le figure più autentiche e brillanti della sua generazione, racconta le innumerevoli interpretazioni e metamorfosi di cui è stato investito il personaggio di Pinocchio. Video in lingua italiana con sottotitoli in inglese.

 

INFORMAZIONI

Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – 00184 Roma

Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso

Informazioni e prenotazioni: 06 39967500; www.palazzoesposizioni.it

Biglietti: intero €12,50; ridotto € 10,00