Morte di Floyd: proteste alla Casa Bianca, arrestata la figlia del sindaco di New York
Alle cinque di lunedì 1 giugno, ora italiana, è entrato in vigore il coprifuoco a Washington e in altre città degli Stati Uniti. Poco prima migliaia di persone si erano radunate davanti alla Casa Bianca per protestare contro la morte di George Floyd. Gli arresti ammontano a centinaia e centinaia di persone in tutti gli Usa. Sabato sera 30 maggio è stata arrestata anche la figlia del sindaco di New York, Chiara De Blasio, 25 anni.
Proteste da 6 giorni
La Casa Bianca è ora “blindata” dal secret service e dalla guardia nazionale, riporta il sito di Rai News 24. Ci sono stati tafferugli, la polizia avrebbe adoperato lacrimogeni e spray urticanti contro la folla. In piazza Lafayette i dimostranti hanno acceso un grande falò. In molte della maggiori città degli Stati Uniti le proteste – pacifiche ma anche violente – vanno avanti ormai da 6 giorni.
Trump nel bunker
Già venerdì sera gli agenti del secret service avevano portato il presidente Donald Trump in un bunker sotterraneo della Casa Bianca per quasi un’ora. La protesta si era infiammata davanti alla presidenza. Lo scrive il New York Times. A New York nuova, imponente manifestazione di protesta contro la morte di George Floyd. Migliaia di persone sono scese in piazza, in particolare a Manhattan e a Brooklyn. Sono già stati registrati alcuni momenti di tensione e un’auto è stata bruciata vicino a Union Square.
La polizia spara
Chiara De Blasio, 25 anni, figlia del sindaco di New York, Bill De Blasio, è stata arrestata sabato sera in una protesta a Manhattan. Lo scrive il New York Post. La giovane è finita in manette dopo che la polizia ha dichiarato illegale un assembramento tra la 12ª strada e Broadway. Lì erano scoppiati alcuni tafferugli ed erano state bruciate auto delle forze di sicurezza. Due avvocati sono finiti in manette per un attacco a colpi di bombe incendiarie contro un’auto della polizia. Due membri di una troupe televisiva dell’agenzia di stampa Reuters sono stati colpiti da proiettili di gomma. La macchina fotografica di un fotografo è stata distrutta a Minneapolis, mentre gli attacchi contro i giornalisti che coprono il conflitto nelle città degli Stati Uniti si intensificano.
Giornalisti sotto attacco
Il filmato del cameraman Julio-Cesar Chavez mostra un ufficiale di polizia che lo prende direttamente di mira mentre la polizia spara proiettili di gomma, spray al pepe e gas lacrimogeni. Il tutto per disperdere circa 500 manifestanti nel sud-ovest della città. Un corrispondente della Cnn e il suo team sono stati arrestati in diretta televisiva e mentre i manifestanti e polizia si stavano scontrando. La reporter Kaitlin Rust di Louisville, stazione locale del Kentucky WAVE News ha urlato in diretta: “Mi stanno sparando! Mi stanno sparando!” mentre lei e la sua squadra venivano colpiti dalla polizia locale con proiettili coloranti.
Alcuni poliziotti solidali
Le cronache non raccontano solo di brutalità della polizia. Alcuni dirigenti di polizia e agenti si sono uniti ai dimostranti in segno di solidarietà. A volte chinandosi su un ginocchio – un atto di protesta popolare nel mondo sportivo americano per denunciare le iniquità razziali – come hanno fatto due agenti a New York. I due sono rimasti in cerchio mentre venivano letti i nomi di altri afroamericani uccisi dalla polizia. In Michigan uno sceriffo ha marciato con i dimostranti, come pure il capo della polizia di Norfolk, in Virginia. In ginocchio anche alcuni agenti davanti alla Casa Bianca. Altri casi si sono verificati a Miami e a Santa Cruz.
Chi era George Floyd
Si tratta dell’afroamericano di 46 anni morto il 25 maggio scorso dopo essere stato schiacciato a terra per quasi 10 minuti da tre poliziotti fra cui l’agente Derek Chauvin. Quest’ultimo, come testimoniano diversi filmati, lo ha premuto insistentemente sul lato destro del collo col ginocchio. Diversi passanti hanno ripreso la scena brutale dell’arresto e dello schiacciamento di Floyd rilanciandola in Rete. L’uomo continuava a ripetere “I can’t breathe”, “non posso respirare”. “I can’t breathe” è diventato uno degli slogan dela rivolta che infiamma l’America.