Le autorità cinesi hanno nascosto per almeno un mese all’Organizzazione mondiale della sanità le informazioni più importanti sull’epidemia di coronavirus nella megalopoli Wuhan.

Passarono trenta giorni – tra la fine di dicembre 2019 e la fine di gennaio 2020 – prima che Pechino si decidesse a rendere noto di avere isolato la sequenza del nuovo Sars-CoV-2. A quel punto l’Oms dette l’allarme a livello generale. Ma se ciò fosse accaduto un mese prima probabilmente oggi molte vite umane sarebbero state risparmiate in tutto il mondo.

È questa la ricostruzione dei fatti dell’agenzia di stampa statunitense Associated Press (AP), resa pubblica sul sito web dai giornalisti. Un racconto fatto sulla base di carte segrete – documenti scritti e file audio – dell’Organizzazione mondiale della sanità che AP ha potuto visionare.

Ufficialmente, durante quel lungo mese di gennaio, l’Oms continuò a lodare “la cooperazione” dei cinesi, ma dietro le quinte, i funzionari dell’Organizzazione mostravano frustrazione. I ritardi e le reticenze di Pechino erano preoccupanti.

I documenti segreti rivelati dall’AP non danno però a ragione a Trump, sostiene Il Messaggero. È noto che il presidente Usa ha tagliato i fondi all’Oms accusandola di “complicità” con la Cina. Le carte invece rivelano l’impotenza dell’Organizzazione sanitaria a spezzare l’omertà delle autorità cinesi. E il costante sforzo di non rompere i ponti con Pechino per poter comunque accedere alle informazioni. Ma anche per non recare danno ai medici al lavoro sul campo, che invano continuavano a lanciare allarmi.

Da Pechino, le autorità hanno sempre smentito qualsiasi reticenza: “Dall’inizio dell’epidemia abbiamo condiviso le informazioni con l’Oms e con la comunità internazionale. In modo aperto, trasparente e responsabile”, ripete Liu Mingzhu, della Commissiona Nazionale della Sanità. La Cina ha preferito deviare l’attenzione e annunciare che ormai Wuhan è “città pulita”.

 

Il segretario dell’Oms, Tedros Ghebreyesus (dx), col presidente cinese Xi Jinping