Le guardie hanno provato a portare l’elefantessa fuori dal fiume per prestarle soccorso. I  tentativi però sono stati vani e l’animale è morto in acqua. Le autorità indiane hanno aperto un’inchiesta. La polizia ha arrestato una persona. Non ha però ancora reso noto il dettaglio della vicenda.

Avrebbe partorito tra 18-20 mesi l’elefantessa uccisa nel Kerala, in India, il 27 maggio. L’esemplare è morto dopo aver mangiato un ananas riempito con petardi. L’esplosivo le è scoppiato in bocca danneggiando irreparabilmente la mascella. In preda ad atroci sofferenze, il pachiderma ha raggiunto il fiume Velliyar. È rimasto con la testa parzialmente sott’acqua.

La triste storia è stata raccontata su Facebook dalla guardia forestale Mohan Krishnan, tra i primi soccorritori dell’elefantessa. Nel post l’uomo descrive il drammatico momento in cui il veterinario si è accorto che la femmina di elefante aspettava un cucciolo.

Chi è stato a commettere questo crimine? Potrebbe trattarsi di un bracconiere o di un contadino che voleva uccidere l’elefante per impedirgli di danneggiare le colture. Le “bombe esca” prodotte con alimenti ripieni di esplosivo sono purtroppo comuni in India. In particolare negli stati del sud, e sono usate principalmente per cacciare i cinghiali.

L’aumento del numero di elefanti selvatici negli ultimi 15 anni e la distruzione dell’habitat ha portato gli animali affamati ad avvicinarsi ai villaggi mettendo a rischio i raccolti. In un post su Twitter del Dipartimento Forestale di Kerala si legge: “L’articolo 51-A (g) della Costituzione indiana afferma che è dovere di ogni cittadino indiano avere compassione per le creature viventi. L’elefante incinta nelle foto è stata uccisa in un conflitto tra uomo e fauna selvatica. Ma che ne è del nostro dovere? Della nostra umanità?“.

Qui e in alto l’elefantessa che è stata uccisa nelle foto postate sui social dalla guardia forestale indiana