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Coronavirus, l’Oms: “Asintomatici non contagiano” ma è polemica

È un evento molto raro che un asintomatico possa trasmettere il Covid-19. Lo sostiene Maria Van Kerkhove, direttore del team tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Non tutti gli esperti su questo punto concordano. E in particolare gli esperti italiani non sono per niente convinti.

Gli esperti sono divisi

Mentre Ranieri Guerra (alto dirigente Oms) sottolinea che i veri asintomatici sono pochissimi, per Pierluigi Lopalco bisogna stare attenti, negli ospedali, proprio agli asintomatici. Secondo il microbiologo Giorgio Palù il virus è presente negli asintomatici in eguale misura rispetto ai sintomatici. Sulla stessa linea il virologo Andrea Crisanti, mentre Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani avverte: “Non c’è certezza sulle modalità di trasmissione”.

Il parere dell’Oms

“Dai dati che abbiamo, sembra ancora raro che una persona asintomatica in realtà contagi un altro individuo – spiegano dall’Oms -. Abbiamo diversi rapporti di Paesi che stanno monitorando contatti molto dettagliati. Seguono casi asintomatici, i contatti continuano e finora non si trova alcuna trasmissione secondaria. È molto raro, e in gran parte non è pubblicato nella bibliografia”.

Asintomatici, malattia leggera

Una delle ragioni della rarità della trasmissione del virus da parte degli asintomatici potrebbe essere che hanno sviluppato una forma molto leggera della malattia. Quindi le eventuali goccioline (i famosi droplets) prodotte da starnuti o tosse o semplicemente parlando, non sono abbastanza infette. È comunque una domanda ancora aperta, ha sottolineato Maria Van Kherkhove precisando che l’Oms “continua a raccogliere dati e ad analizzarli per rispondere davvero a questa domanda”.

Chi sono i paucisintomatici

Sul tema dice la sua anche Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms. Il fatto che sia “estremamente raro” che un asintomatico possa contagiare altri individui – spiega – “non è di per sé una novità. Il problema è che molti di quelli che consideriamo asintomatici in realtà sono paucisintomatici (hanno pochi sintomi). Gli asintomatici ‘veri’ non sono molti. Da uno a cento, diciamo che sul contagio i malati totalmente asintomatici pesano per 5 più o meno”. Secondo Guerra “il tema del contagio è legato ai volumi di carica virale. Gli asintomatici ne hanno pochissima, chi ha sintomi più o meno seri ha progressivamente più carica virale, quindi è più contagioso. Come ben sanno, purtroppo, tutti gli operatori sanitari che si sono ammalati”.

Evitare il virus in ospedali e Rsa

Invita invece alla massima prudenza, anche sugli asintomatici, Pierluigi Lopalco, docente di Igiene all’università di Pisa. Lopalco è anche il coordinatore della gestione dell’emergenza Covid in Puglia. Per l’esperto “il virus rimane per molto tempo nei portatori e catene di contagio subdole fatte da asintomatici si possono propagare in modo silente ed entrare negli ospedali”. Come si è visto nel caso dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma, dove il 4 giugno è stato identificato un nuovo “cluster” di contagi ora arrivato a 37 casi.

Circoscrivere subito i focolai

Questo mostra, ha aggiunto l’epidemiologo, che “dobbiamo innanzitutto tenere in sicurezza ospedali e Rsa, dove ci sono persone più fragili”. E il Coronavirus si diffonde più facilmente. “Se riusciamo a fare questo, una circolazione silente del virus nella popolazione non crea particolari danni al sistema sanitario. Perché se abbiamo un focolaio circoscritto come quello del San Raffaele, ce ne accorgiamo in tempo e il problema si risolve”.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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