Ignoti hanno vandalizzato imbrattandola di vernice rossa la statua dedicata a Indro Montanelli. Si tratta della scultura che si trova nel giardino di via Palestro, nel centro di Milano, dedicato proprio al grande giornalista.

Scritta e vernice rossa

“Razzista, stupratore” la scritta che è stata fatta in nero sulla base della statua. Sulla scultura che raffigura Montanelli qualcuno ha versato almeno quattro barattoli di vernice rossa, lasciati poi sul posto insieme ad alcuni sacchetti di carta.

I “Sentinelli”

In particolare, la vernice ha ricoperto il viso della statua ed è poi colata a ricoprire gran parte del monumento. Nei giorni scorsi l’associazione dei “Sentinelli” ne aveva chiesto la rimozione con una lettera indirizzata al sindaco di Milano Giuseppe Sala. Ciò sull’onda delle manifestazioni antirazziste scoppiate in tutto il mondo in seguito all’uccisione dell’afroamericano George Floyd a Minneapolis.

Comprò una ragazzina

Indro Montanelli, da giovane soldato in Etiopia negli anni Trenta, al tempo del fascismo, comprò una ragazzina eritrea di 12 anni. Ed ebbe rapporti sessuali con lei. Fu lo stesso Montanelli a raccontare più volte dei suoi rapporti con la ragazzina, di cui a oggi non si conosce esattamente l’identità. La prima volta fu nel 1969, durante il programma televisivo Rai di Gianni Bisiach L’ora della verità. Durante l’intervista Montanelli ricevette alcune domande critiche incalzanti dalla giornalista femminista Elvira Banotti (eritrea per parte di madre).

Cosa ha raccontato Montanelli

Tra i colonialisti italiani in Africa orientale e in Libia erano diffuse le relazioni sessuali e di convivenza temporanee con donne africane. Per quanto riguarda i rapporti sessuali con minorenni, già dal 1930 la legge italiana considerava stupro quelli con i minori di 14 anni. Montanelli tornò a parlare più volte della ragazzina eritrea, ad esempio nell’intervista con Enzo Biagi del 1982, cambiando versione sulla sua età (da 12 a 14 anni) e sul suo nome. Lo fece per l’ultima volta in La stanza di Montanelli, la sua rubrica sul Corriere della Sera, il 12 febbraio 2000. In quel caso raccontò anche la ragazzina era vergine e che era infibulata, e che per questo fu necessario un “brutale intervento della madre”. Definisce inoltre il contratto di “matrimonio” che stipulò con il padre della ragazzina un “una specie di leasing”.