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La Sfinge non ha il naso? Svelato il mistero delle statue dell’Antico Egitto

Dagli Stati Uniti arriva un’importante scoperta che getta una nuova luce sui tanti misteri dei capolavori dell’Antico Egitto. Edward Bleiberg, sovrintendente al museo di arte egizia di Brooklyn (New York), ha svolto un’indagine i cui contenuti Luciana Grosso spiega in un articolo per it.businessinsider.com.

Un enigma irrisolto

Perché le statue dell’antico Egitto sono tutte senza naso? Questo il punto di partenza della ricerca archeologico-scientifica di Bleiberg. Il quale si è mosso per cercare di risolvere l’enigma che alle guide del suo museo ogni volta pongono decine di visitatori.

Senza il naso…

Il focus dell’indagine da “detective” del mondo antico ha riguardato un fatto preciso. La perdita del naso o di altre estremità da parte delle statue non è dovuta a cause banali. Come, ad esempio, l’usura dei secoli e dei millenni, o una cattiva sorte che riserva brutte sorprese artistiche.

Senza il braccio sinistro…

Edward Bleiberg, racconta it.businessinsider.com, ha analizzato centinaia di immagini, geroglifici e statue dell’Antico Egitto. E ha osservato che molte di esse hanno subito, nel corso dei secoli, lo stesso identico danno. Manca il naso, e, abbastanza spesso, il braccio sinistro. Possibile che, per centinaia di statue, si sia trattato di una coincidenza?

Gesti calcolati

Grazie a una complessa indagine, anche di carattere religioso e antropologico, il sovrintendente del museo di Brooklyn è giunto alla conclusione che molte delle statue e dei disegni antichi hanno ricevuto mutilazioni provocate ad arte. Tutt’altro che casuali, né, tantomeno, dovute a fattori atmosferici.

Il vero motivo

La ragione di questi sfregi starebbe nel fatto che si credeva che il potere di un dio (o di un Faraone) fosse tale fintanto che la sua immagine restava intatta e visibile. Per evitare quindi la vendetta delle divinità che si riteneva di avere offeso, chi aveva fatto una guerra, o aveva commesso un saccheggio, o un grave furto ne sfregiava l’immagine. Convinto in questo modo di soffocarne il potere repressivo sugli umani.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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