La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che nessuna persona può essere licenziata perché omosessuale o transessuale. Si tratta di una sentenza storica in America. I magistrati hanno preso la decisione a maggioranza, 6 a 3.
Il presidente della Corte John Roberts e il giudice conservatore Neil Gorsuch hanno votato con i giudici di nomina democratica. I giudici Samuel Alito, Brett Kavanaugh e Clarence Thomas hanno votato contro.
La sentenza afferma che il titolo VII del Civil Rights Act del 1964 protegge non solo dalla discriminazioni basate sulla razza o la religione ma anche da quelle basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Dunque, protegge anche il lavoratori Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e transgender).
Si riconosce, dunque, che lì dove la legge parla di “sesso” non ci si riferisce solo alla potenziale discriminazione delle donne. “Un datore di lavoro – si legge nella sentenza della Corte Suprema americana – che licenzia un individuo per il fatto di essere omosessuale o transgender licenzia quella persona per caratteristiche o azioni che non avrebbe messo in discussione nei membri di un sesso diverso. Il sesso svolge un ruolo necessario e indiscutibile nella decisione, esattamente ciò che il Titolo VII vieta”.
La presa di posizione della Corte Suprema avrà prevedibilmente un grande impatto per gli oltre 8 milioni di lavoratori Lgbt in tutti gli Stati Uniti. La maggior parte dei 51 Stati degli Usa infatti non li proteggeva fino ad ora dalle discriminazioni sui luoghi di lavoro.
Negli anni della presidenza di Barack Obama, la commissione federale Equal Employment Opportunity aveva modificato la sua interpretazione della legislazione sui diritti umani. Ciò con l’obiettivo di includere la discriminazione contro le persone Lgbt. Ma l’amministrazione Trump aveva poi cambiato linea rispetto all’era Obama. Si erano compiuti passi indietro sulla tutela dei diritti del movimento Lgbt.
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