Cresce il nervosismo alla Casa Bianca. Mancano pochi mesi alle elezioni americane di novembre, Donald Trump è in ribasso nei sondaggi e nuovi guai si affacciano all’orizzonte per il presidente.
Fra poche settimane vedranno la luce due libri che potrebbero sconvolgere definitivamente la già chiacchierata reputazione del “commander in chief” degli Stati Uniti. La nipote Mary Trump pubblicherà una biografia familiare edita da Simon & Schuster dal titolo Too Much and Never Enough. Con “particolari drammatici e piccanti” si descrive la famiglia, in particolare il rapporto di Donald con il fratello maggiore Fred (scomparso ancora giovane nei primi anni ’80), padre amatissimo di Mary. Secondo la donna, suo zio Donald avrebbe in qualche modo agevolato la morte del fratello.
Rivelazioni scottanti, però sono anche quelle legate alle dichiarazioni fiscali fraudolente di Fred Trump Senior, magnate dell’immobiliare e padre del presidente. Mary Trump ha infatti dichiarato di essere lei stessa la fonte del New York Times per l’inchiesta sulle magagne fiscali di Donald. Un’indagine giornalistica complessa e articolata che ha determinato l’assegnazione del premio Pulitzer al giornale.
A una scadenza molto più ravvicinata, il 23 giugno, invece sarà disponibile il libro di un personaggio già molto discusso in relazione a Trump: John Bolton. È l’ex consigliere per la sicurezza nazionale. The Room where it happened: a White House memoir, sempre edito da Simon & Schuster, racconterà del suo anno alla Casa Bianca.
Al centro della proposta ai lettori ci sono spinosi temi di politica estera. Come i rapporti fra l’Amministrazione Trump e la Nord Corea. O l’Iran. Ma anche l’Afghanistan e l’Ucraina. Quest’ultima vicenda, in particolare, è costata a Trump un processo di impeachment da cui è uscito assolto. Il presidente, con il proprio staff di avvocati, sta valutando tutte le misure legali possibili per impedire l’uscita dei due libri. Teme possano danneggiare la sua immagine dal punto di vista personale e politico. Sarebbe per lui un duro colpo. Difficile però che il piano elaborato in extremis dallo staff presidenziale porti davvero a quella che potrebbe apparire come una censura della libertà di stampa.