“Ormai il peggio è passato”. È quello che in molti dicono quando pensano al coronavirus. Ma veramente gli italiani possono stare tranquilli? L’arrivo dell’estate, col caldo e il progressivo rialzo delle temperature, basterà ad azzerare la potenza del virus?
Non sembra che sia così. In un’intervista al Messaggero, oggi 19 giugno, il virologo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova e consulente della Regione Veneto, non usa mezzi termini.
E va giù duro. “Stiamo perdendo un’occasione – dice -. Dovevamo sfruttare le temperature alte, nei giorni in cui il virus fatica maggiormente a circolare, per avvicinare allo zero la sua presenza. Invece, la discesa si è fermata”. Un brutto segnale. “I numeri dell’epidemia ora sono bassi – sottolinea Crisanti al Messaggero -, però c’è un elemento che ci deve fare molto preoccupare: i nuovi casi sono costanti, non diminuiscono da settimane, gli scostamenti sono poco significativi.”
Come è possibile? “Qualcosa non sta funzionando, basta guardare i numeri della Lombardia: non si sta facendo il tracciamento dei casi, non li si sta cercando e isolando, perché altrimenti il calo sarebbe proseguito. Pare evidente che questo virus è sensibile al fattore climatico, ma questo fa aumentare i timori per l’autunno-inverno”.
Ecco il punto vero. La famigerata “seconda ondata” dell’autunno. “Avremmo dovuto sfruttare queste settimane per portare vicino a zero i casi positivi, in modo da ridurre al massimo la base di infetti per quando tornerà il freddo e la situazione climatica sarà favorevole a Sars-CoV-2.”
“Non ci stiamo riuscendo. Non va bene – dichiara ancora al Messaggero il virologo Crisanti -. Se abbiamo 300 casi, sa quanti sono gli infetti da trovare? 700. E non vengono trovati. In Lombardia come mai non riescono a individuare tutti i casi? Non stiamo facendo la cosa giusta, il tracciamento”.