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Coronavirus Italia: crolla la vendita di mascherine, flop della app Immuni

Molti italiani sembrano non temere più il coronavirus. Dopo i due mesi di quarantena stretta – marzo e aprile – e la riapertura lenta ma progressiva di maggio e giugno, i cittadini allentano la tensione. Sempre più spesso nelle nostre città vediamo bar e locali pieni per gli aperitivi, piazze con “assembramenti” – parola proibita – per incontrarsi e parlare. Nei primi fine settimana di mare sulle spiagge si verifica già, in alcune zone, il pienone.

Distanze addio…

In questo contesto cadono le paure e i freni inibitori: si tende a non usare la mascherina e soprattutto a non osservare il distanziamento sociale. Come se ormai per quanto riguarda il virus, la pandemia fosse superata. Sappiamo che non è così. Il coronavirus si è “indebolito”: l’indice di contagio di una persona infetta è basso. Molto più basso che a febbraio o a marzo.

Il Covid-19 c’è ancora

Tenere abbassata anche la guardia, però, è sbagliato. Le mascherine sono state l’oggetto più cercato nelle settimane peggiori della pandemia. Oggi, sottolinea Michele Bocci su Repubblica, si comprano poco. Invece è importante usarle ancora. Perché la circolazione del virus non è annullata. Il coronavirus in Italia esiste ancora, secondo quanto affermano diversi virologi, e nulla impedisce che una seconda ondata possa tornare a colpire.

Mascherine invendute

Registriamo una calo delle vendite di oltre la metà – dice a Repubblica Marco Cossolo di Federfarma, riferendosi alle mascherine -. È un errore, così rischiamo.” E mentre alcune regioni, come Lombardia e Veneto, pensano di togliere l’obbligo all’aperto, i grossisti sono preoccupati. E la app Immuni per il tracciamento dei positivi? L’hanno scaricata in pochi, circa 3,5 milioni di italiani. Una cifra che non ha nulla a che fare con i 23 milioni di persone che in base ad alcuni sondaggi si dicono disponibili a metterla sullo smartphone. Poi, però, non lo fanno. Si tratta di un numero troppo basso perché serva al tracciamento dei contatti dei positivi.

Test sierologici, poche risposte

Come se non bastasse, sembra avere fatto flop anche l’indagine sierologica sugli italiani gestita attraverso telefonate della Croce Rossa. Qualcuno è stato chiamato anche 15 volte e non ha mai risposto, scrive Repubblica. Molti italiani sono sospettosi, e giustamente, dei numeri sconosciuti. Il telemarketing è una pratica fastidiosissima e inaccettabile. Ma la Croce rossa chiama per un motivo molto serio. L’obiettivo era quello di effettuare telefonate a 195mila persone per arrivare al campione di 150mila indicato dall’Istat. In questo modo si intendeva scoprire come ha circolato il virus, in modo da prevenirne la diffusione e individuare sul nascere nuovi possibili focolai.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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