Le borse iconiche con la stampa geografica, famose e riconoscibili in tutto il mondo, portano la firma del celebre stilista italiano Alviero Martini. Da una valigia di cartone, su cui il designer incolla una carta geografica trovata a Mosca, nasce il brand 1A Classe. Martini riceve proprio per questo la notorietà internazionale e l’appellativo di “Style Maker” dalla stampa americana.
Lo “stilista viaggiatore” apre boutique in tutto il mondo, anche nella centralissima Via Monte Napoleone alla presenza di Richard Gere, che allestisce per l’occasione venti immagini scattate in Tibet
Il creativo di Cuneo riceve persino dall’Onu il Premio “Time for Peace”. Nel 2006 fonda la nuova linea ALV con abiti e accessori contrassegnati dagli inconfondibili motivi del passaporto, ed ottiene il “The Look of the Year Fashion Award”, l’equivalente dell’Oscar della Moda. Il viaggio è un leitmotiv della sua esistenza.
Su Velvet Mag il famoso stilista italiano ripercorre la sua intensa carriera e i suoi ultimi progetti: “Il Bar di Alviero”, il libro in uscita “90 giorni d’arte”, le mascherine fashion e gli impegni umanitari.
Intervista esclusiva Velvet Mag a Alviero Martini
La sua iniziativa social “Al Bar di Alviero” ha riscosso un enorme successo. Quando nasce e come si sviluppa?
Il format inizia l’8 marzo, in piena pandemia. Il 7 marzo stavo scattando la campagna pubblicitaria. C’è un’atmosfera poco rassicurante a Milano. Tutto il mio entourage abbandona la città la sera stessa, a fine lavori. Il giorno successivo mi ritrovo solo in casa, telefono al direttore artistico dello shooting e diamo vita ad una diretta Instagram tra noi due. Il 9 marzo l’iniziativa prende già il nome di ”Al Bar di Alviero”. Vado avanti fino al 4 giugno facendo 80 appuntamenti. In totale ho avuto la bellezza di 160 ospiti, tra cui diversi designers.
Chi tra loro?
Anton Giulio Grande, Nino Lettieri, Gianni Calignano, Franco Ciambella e Rocco Barocco. Io credo nella coesione della moda italiana e degli stilisti, purtroppo ciò non accade mai, vige l’individualismo in questo settore. È emerso tra noi creativi la volontà di riportare in auge l’alta moda romana. I giovani non la conoscono, noi stilisti potremmo dare loro un contributo grazie alla nostra esperienza. Il Made in Italy deve tornare ad avere dignità.
Quali erano gli argomenti di discussione delle dirette?
Si dialogava in maniera garbata di moda, arte, attualità. Il mantra che caratterizzava gli appuntamenti era la gratitudine di essere salvi, il ringraziamento al personale medico e sanitario e il cordoglio verso le famiglie che avevano perso i loro cari. Il pubblico condivideva il nostro pensiero. Una conversazione priva di gossip, incentrata sull’energia positiva. Finita la diretta trascorrevo almeno un’ora a rispondere ai followers.
“90 giorni d’arte”, il libro dello stilista viaggiatore Alviero Martini con i personaggi più famosi della storia dotati di mascherina.
In quale altro modo ha impiegato il suo tempo durante il lockdown?
Sempre dall’8 marzo ho iniziato a fare dei disegni sul mito di Icaro, inserendo all’interno delle figure la mascherina protettiva. Per ben novanta giorni consecutivi ho rappresentato i più grandi personaggi mondiali dotati di mascherina. Maria Montessori, Tito Livio, Nerone, Agrippina, Pirandello, Afrodite, Giovanna D’Arco indossano il celebre dispositivo di protezione. Sono novanta illustrazioni totali, in formato A4, eseguite con matite e pastelli in bianco e nero. Dalla raccolta di questi lavori nascerà il libro intitolato “90 giorni d’arte”. Ho fatto una lunga ricerca sulle mascherine medicali, anti gas, ecc. Tra dirette, smart working e disegni direi proprio che non mi sono annoiato!
A proposito di libri è in previsione una nuova edizione anche della sua autobiografia.
Sì, la quarta per l’esattezza, che uscirà a luglio. È un libro motivazionale, il racconto parte dalla mia infanzia, l’ho persino presentato all’università di Mosca.
Da piccolo avrebbe mai immaginato di diventare un giorno uno stilista così famoso?
All’età di otto anni decido di fare il cantante, il pittore o il ballerino. Un giorno una signora mi dà un buffetto sulle guance e mi chiede cosa avrei fatto da grande. Le rispondo: “Qualcosa di importante che non farà nessuno!” Mi rendo subito conto di aver preso un enorme impegno, in primis verso me stesso.
A che età inizia il suo percorso di designer?
A 38 anni. Prima di allora ho avuto tante altre soddisfazioni. Sono andato a Roma per fare l’attore, poi ho smesso e mi sono dedicato all’arredamento.
È conosciuto in tutto il mondo per le creazioni con la carta geografica. Come avviene l’ideazione della linea 1A Classe?
Nel 1987, mentre allestisco una vetrina a Roma, decido di incollare su una valigia di cartone una carta geografica. Una cliente, vedendola, desidera acquistarla subito, ma non può chiaramente, essendo di cartone. Occorrono due anni per sviluppare il progetto della stampa. Nel 1989 realizzo quindici modelli di valigie e borse, che riscuotono subito un enorme successo tra i miei amici, tra cui Sergio Valente. Proprio lui mi incoraggia a presentarle subito alla stampa americana.
E la stampa la premia riservandole l’appellativo di “Style Maker”, creatore di un nuovo concetto di viaggio.
Il New York Times mi dedica tre colonne, scrivendo “Cristoforo Colombo ha scoperto l’America, Mr Martini ha scoperto il mondo”. A New York una signora mi ferma per strada e mi chiede dove avevo comprato lo zainetto che avevo disegnato. Era la compratrice di Bloomsbury, non avrei mai potuto fare incontro migliore! La stessa signora da lì a pochi giorni viene a Roma per lavoro. Ci incontriamo dopo due giorni all’Hotel d’Inghilterra dove mi commissiona 60 modelli di borse e valigie per il mercato americano. In totale 3000 borse ordinate. In quell’occasione incontro anche un altro buyer giapponese che mi propone un ulteriore ordine di 7000 borse!
Un vero e proprio colpo di fortuna.
Era l’energia che mettevo in circolo, la capacità di perseverare nonostante le difficoltà, appellandoci all’universo. I miei primi trent’anni sono stati propedeutici alla mia gavetta, a creare il percorso che avevo sempre sognato.
Cosa succede dopo?
Da lì a breve torno in America per l’evento ufficiale di presentazione della collezione. Poi è la volta di Osaka, dalla quale avviene un delirio di ordini: in Giappone, in Cina, in Korea. Apro la prima boutique a Honolulu. Vivo tra l’Italia e l‘America per quindici anni a contatto con personaggi del calibro di Liz Taylor e Cindy Crawford.
L’opening della boutique di Via Monte Napoleone di Alviero Martini alla presenza di Richard Gere
E in Italia quando apre il suo primo monomarca?
Paradossalmente ho avuto prima il successo all’estero e poi in Italia. Nel 1994 inauguro la boutique in Via Monte Napoleone.
In quell’occasione presenzia all’evento persino Richard Gere. Che ricordi ha?
Richard, in quel periodo, cercava in Italia un posto dove presentare una mostra di venti fotografie scattate in Tibet. Lo corteggiano sia Versace che Armani, ma sposa invece il progetto che gli confeziono appositamente per la sua personale. Un incontro incredibile. Ho scoperto la sua statura professionale ed umana. Lui è un buddista, anch’io ho intrapreso questo percorso, insieme alla fisica quantistica, che si basa sui modelli di formazione e di evoluzione dell’universo.
Come va l’evento?
Un successo, ricordo ancora che dopo l’opening andiamo in un locale a Milano per festeggiare, dove fuori si erano appostati più di millecinquecento fans. Gere si intrattiene per più di quaranta minuti con tutti, facendo foto e rilasciando autografi. Ricordo ancora che dovevo partire per il Tibet con lui e Susan Sarandon per andare dal Dalai Lama ma poi a causa dello tsunami saltò tutto.
Siete rimasti ancora in contatto?
Ancora oggi ci mandiamo saluti attraverso amici in comune. Nel corso della mia carriera ho stretto amicizia anche con Dustin Hoffman, Whitney Houston, Carla Fracci, a cui ho donato le mie creazioni con affetto. Persone di rara sensibilità e umanità. L’umiltà e le buone maniere premiano sempre. Purtroppo oggi l’avvento degli influencer e dei blogger disturba la professione dei giornalisti. Noi stilisti raccontiamo il Made in Italy ed è difficile farlo con alcune figure a volte poco professionali.
Sembra però essere a favore dei social o non è così?
In un primo momento ero contro, poi mi sono convertito.
L’ Onu le assegna persino il premio Time for Peace a New York. Cosa ricorda?
Nel 1997 Kofi Annan mi consegna il premio per la pace, come stilista dell’anno, con la dedica: “Lo stile non ha confini. Più prezioso dello stile è un sorriso”. Anche Celine Dion riceve un’onorificenza in quell’ occasione.
ALV il nuovo brand di Alviero Martini
Nel 2005 lascia 1A Classe e l’anno successivo lancia la linea ALV. Come avviene questo delicato passaggio?
ALV è la sigla di “Andare Lontano Viaggiando”, il tema del viaggio ritorna sempre. In pandemia ho scoperto che questa sigla vuole anche dire “Amare La Vita”. Ritrovo casualmente i miei ben quindici passaporti con i vari timbri dei Paesi visitati, un tonfo al cuore. Mettendoli insieme ne ricavo cinque colori che danno vita a: Safari, White, Jeans, Moka e Black, i pattern che compongono la linea Passport attuale. La proposta si sviluppa grazie a borse, accessori, calzature e abbigliamento.
È impegnato anche nell’associazione benefica Care&Share. Di cosa vi occupate?
L’ente, di cui sono consigliere, nasce per dare istruzione e assistenza ai bambini indiani. Durante il Covid-19 abbiamo portato in India cibo e kit sanitari, oltre a fornire beni di prima necessità per i bimbi bisognosi. Dopo un viaggio ci vuole una sosta. Quale migliore occasione è quella di fermarsi e di aiutare anche il prossimo?
Non posso esimermi dal chiederle cosa rappresenti il viaggio per lei.
È il nutrimento della mia anima e della mia vita. Soffro di sindrome di Ulisse, che è l’ansia di stabilità. Dopo aver terminato ogni viaggio devo avere già un’altra prenotazione per un altro luogo da visitare.
Cosa fa per prima cosa appena arriva a destinazione?
Vado al mercato ortofrutticolo, da lì scopro la vera vita delle persone, di cosa si nutrono. Poi visito anche il mercato delle pulci. Voglio vedere di cosa si libera la gente. Mi reco per le strade e parlo con gli abitanti. Osservo come si vestono, come si comportano. Non soggiorno in hotel a cinque stelle, perché voglio vivere in pieno il luogo che mi ospita, assaporarne gli usi e i costumi.
Cosa la rende felice di queste esperienze?
Il contatto umano e il timbro del passaporto! Appena l’ottengo respiro profondamente. Anche se già ho visitato quel luogo per me tornare è pura emozione. A quattordici anni sono andato via di casa dicendo che partivo per la montagna. Non era vero, sono andato in giro per il mondo.
Perché l’ha fatto?
Avevo “fame di vita”. Entravo nei negozi e allestivo le vetrine. Non volevo nessun compenso, se non quello di scattare una foto. Quando tornavo a Cuneo, facevo vedere lo scatto ai miei amici e dicevo loro: “Sono stato a Londra e ho lavorato”.
Per molto tempo si è occupato anche di arredamento, com’è stato?
Ho curato persino la residenza in Scozia della Regina Elisabetta e diverse dimore di sceicchi in Arabia. La mia formazione è stata la strada, i miei genitori erano degli agricoltori. Consiglio ai giovani di viaggiare e di fare delle esperienze di vita.
È stato anche partner del programma tv “Donna Avventura”.
Per sei anni ho sponsorizzato la trasmissione. Raggiungevo le viaggiatrici in Lapponia o nel deserto e improvvisavamo una sfilata con le ragazze che diventavano così modelle per una sera.
Come trascorrerà l’estate?
Ripartirò a luglio con la nuova campagna Autunno/Inverno che scatterò in studio a Milano. L’obiettivo è di tornare a riprenderci i mercati italiani ed esteri. Nel frattempo ho dato vita alla mascherine fashion, si vendono anche in Autogrill. Le ho persino regalate al personale medico. Sono in tnt e hanno riscosso successo. Rivisiterò tutta l’Italia, da Nord a Sud. Bisogna tornare a ripartire con entusiasmo. Inoltre ho dato appuntamento ai miei followers de “ Il Bar di Alviero” e promesso loro un spritz, dunque manterrò la promessa!