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Coronavirus, via le mascherine per gli sposi all’altare

Gli sposi torneranno a baciarsi sull’altare senza più le mascherine sul viso. Cade l’obbligo per i futuri coniugi di indossare i dispositivi al momento della celebrazione. Resta invece per il sacerdote l’indicazione di proteggere le vie respiratorie e di mantenere la distanza di almeno un metro dagli sposi.

A riferire la novità, racconta online sull’Ansa Manuela Tulli, è la Conferenza Episcopale Italiana. La Cei riferisce infatti la risposta a un quesito posto dagli stessi vescovi al ministero dell’Interno. Il Comitato Tecnico Scientifico, interpellato dal Viminale, osserva che, “non potendo certamente essere considerati estranei tra loro, i coniugi possano evitare di indossare le mascherine. Con l’accortezza che l’officiante mantenga l’uso del dispositivo di protezione delle vie respiratorie e rispetti il distanziamento fisico di almeno un metro”.

Il Cts ritiene anche che tale raccomandazione possa estendersi alla celebrazione del matrimonio secondo il rito civile o secondo le liturgie delle altre confessioni religiose. Se la novità delle nozze riguarda la ristretta platea delle coppie che ha confermato il matrimonio nonostante le norme post-emergenza Covid, da domenica 28 giugno entra in vigore una novità nelle celebrazioni religiose che invece riguarda tutti. Non sarà più obbligatorio, infatti, per i sacerdoti indossare i guanti monouso per la distribuzione della Comunione.

In merito alla richiesta di “derogare all’obbligo dei guanti al momento della distribuzione della Comunione”, il Comitato Tecnico Scientifico – riferisce ancora la Conferenza Episcopale Italiana – raccomanda che il sacerdote “proceda ad una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche”. Si raccomanda anche ai fedeli di detergersi le mani prima di prendere l’ostia e comunque resta la raccomandazione degli esperti di continuare ad evitare la Comunione direttamente in bocca.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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