“Ho preso atto della circolare con cui l’Inps ha esteso il bonus baby sitter anche ai familiari per la cura dei bambini. Resta il fatto che anche in questa fase i nonni devono essere oggetto della nostra massima tutela e proteggere la loro salute era e resta una priorità”.

Con queste parole, rilasciate all’agenzia di stampa Ansa, la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Elena Bonetti (nella foto) commenta la decisione dell’Istituto di previdenza. Una nuova regola sulle conseguenze economiche del coronavirus, appena introdotta, che ha lasciato forse più perplessità che approvazioni.

Bonetti, sin dall’inizio dell’emergenza, ha sottolineato la necessità di preservare i nonni. In quanto anziani e più esposti ai rischi che comporta il contagio del virus. Il contatto con i bambini non è opportuno. Che senso ha, dunque, estendere il bonus baby sitting anche per nonni o zii purché non vivano nella stessa casa del minore del quale si prendono cura?

La circolare numero 73 dell’Inps estende il campo di utilizzo del voucher, di massimo 1.200 euro, per le prestazioni di assistenza e sorveglianza dei figli sotto i 12 anni nel periodo di chiusura della scuola. Una normativa introdotto dal Decreto Rilancio. Questo voucher potrà essere indirizzato anche ai propri familiari.

Occorre però che questi ultimi non siano coabitanti. “In caso di convivenza, pertanto, i familiari sono esclusi dal novero dei soggetti ammessi a svolgere prestazioni di lavoro come baby-sitting remunerate mediante il bonus in argomento”.

Tuttavia, come è noto, fin dall’inizio della pandemia del coronavirus, lo scorso inverno, una delle regole più ribadite riguardava proprio il rapporto da tenere con gli anziani. Si tratta delle categoria di persone più a rischio. E i bambini potrebbero diventare per i nonni inconsapevole strumento di contagio.