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In ricordo di Ennio Morricone, 7 anni dopo: «Ho dedicato tutto a mia moglie. Io non credo solo al talento» [INTERVISTA ESCLUSIVA]

7 anni fa avevamo la fortuna di intervistare il Maestro Ennio Morricone. A pochi giorni dalla sua scomparsa, ripercorriamo le sue parole nel segno del suo ricordo.

Di Ennio Morricone ci sarebbe da scrivere per ore. E da ricordare per sempre, ora che il Maestro si è spento a Roma il 6 luglio 2020. Come solo i veri grandi riescono a fare, sorprendendo tutti anche oltre la fine, Morricone è andato via scegliendo la colonna sonora del suo addio: un necrologio scritto di suo pugno, preventivamente, un lucido e malinconico post scriptum. Assoluto ed epico, come la sua musica. “Io, Ennio Morricone, sono morto”.

Dei grandi – quelli veri, che gergalmente “nascono una volta ogni cent’anni” – Morricone aveva qualcosa di preciso. L’abilità magica e inconsapevole d’essere immortale già mentre era in vita. Un numero uno. Uno di quelli che non vengono riscoperti solo post-mortem ma che è mito e storia già nel presente, senza bisogno di farsi passato.

E in quello che da un paio di giorni è diventato invece un passato nostalgico all’insegna del suo ricordo, quando sembrava che Ennio Morricone non sarebbe morto mai, VelvetMag ha avuto l’occasione di intervistarlo. Una lunga conversazione che oggi torniamo a proporre, con lo stesso orgoglio di 7 anni fa. Era il gennaio 2013, l’anno de La migliore offerta, per la regia di Giuseppe Tornatore e con le musiche di Ennio Morricone.

Gennaio 2013, VelvetMag intervistava Ennio Morricone

“Il mio legame col cinema western non è poi così netto, anzi – raccontava Ennio Morricone a VelvetMag in quell’occasione – su circa 500 film, solo l’8% riguarda quel cinema lì. Il resto è tutt’altro e sfugge ai più. Stimo moltissimo Muccino, è un regista di grande talento, ma non mi andrebbe di lavorare con nuovi professionisti: Gabriele non mi è antipatico, anzi! Lo rispetto, mi piace moltissimo, una volta fu proprio lui a farmi grandi complimenti. È solo che alla mia età ho difficoltà a lavorare con un nuovo regista, inaugurando un nuovo rapporto: significherebbe un aumento di lavoro, questo proprio non mi andrebbe. Preferisco stare al fianco di chi conosco bene e con chi ho già avuto modo di lavorare. Mi bastano quei pochi registi con cui ancora lavoro…”

Che musica ascoltava Ennio Morricone, tra le mura di casa? “A casa mi capita raramente di ascoltare musica. Mi capita di andare ai concerti, quello sì. L’altro giorno, ad esempio, sono stato a Santa Cecilia, dove ho apprezzato una pregevole orchestra, diretta benissimo, che ha eseguito musiche di Stravinsky, Debussy, Rachmaninov. A casa ascolto musica solo per la necessità di dare l’ok ad un mio disco in uscita. Per me la musica a casa vuol dire lavoro, nient’altro“. Il talento non era tutto per Morricone, che affermava senza filtri: “Io non credo solo al talento. Credo molto allo studio, che è certamente una fase successiva al talento”. E lui di studiare non ha smesso mai, quasi fino all’ultimo: “Stimo tantissimo Johan Sebastian Bach, Igor Stravinsky, Goffredo Petrassi, il mio maestro, e molti altri”.

Oggi la dedica a sua moglie Maria in fondo al necrologio fa il giro del mondo come un piccolo oracolo d’amore eterno: “Per ultima Maria (ma non ultima). A lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A lei il più doloroso addio”. E anche qui, a guardarsi indietro di qualche anno, commuove quel legame mai dimenticato, mai subordinato alla carriera e ai premi. Come quando ripensava alla famosa notte dell’Oscar alla carriera dedicando tutto, ancora una volta, a sua moglie: “Ho dedicato tutto a mia moglie. Commovente, da parte mia e da parte sua. La vedevo da lontano e lei fissava me con lo sguardo. Probabilmente quella serata è stata speciale, oltre che per tutte le persone che hanno reso possibile quel riconoscimento, proprio per il significato di quella dedica. Una dedica speciale”.

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