I’ve paid my dues, time after time. I’ve done my sentence, but committed no crime. And bad mistakes i’ve made a few. I’ve had my share of sand kicked in my face, but I’ve come through… 
Fabio Grosso è sul dischetto, di fronte a lui una rete e lo sguardo vitreo di Fabien Barthez. C’è silenzio, lo stadio è gremito, ma c’è silenzio. Tutti trattengono il respiro, anche i sessanta milioni di italiani che hanno gli occhi appannati dalle lacrime e che guardano, con il cuore in gola, lo schermo della tv. Involontarie e stupide lacrime. Fabio Cannavaro ha le braccia incrociate al petto e uno sguardo fiero. Non esulta, non si muove di un millimetro, nemmeno respira. Andrea Pirlo lo abbraccia, si aggrappa con tutte le forze alle spalle del Capitano. Gigi Buffon ha fatto il possibile, la sua grinta, l’esperienza, hanno spiazzato Trezguet – “Non è gol, non è gol!”, n.d.r. -, ma non sa se basterà. Siamo a un passo dal sogno; Fabio Grosso è a un passo dal diventare leggenda. Lancia un ultimo sguardo al cielo come a voler dire “come ci sono finito qua?”, poi la piccola rincorsa e il calcio alla sfera, quella sfera; quella bianca, con il disegno color oro. Iconica. E arriva, come la pioggia in piena siccità, come il bacio atteso da una vita, con un impeto surreale, l’esplosione: è gol. Siamo campioni del mondo e il cielo è azzurro sopra Berlino -Beppe, n.d.r.-.
…We are the champions, my friends! We are the champions, my friends and we’ll keep on fighting ’til the end. We are the champions: no time for losers, ’cause we are the champions of the world!

Italia Campione del mondo: 14 anni e non sentirli

Come dimenticare la gioia, gli abbracci, il caos e i sorrisi? Probabilmente tutti ricorderanno le persone con cui hanno condiviso quel magico 9 luglio del 2006; e difficilmente anche chi di calcio non ne vuole sapere avrà scordato le piazze gremite e l’urlo liberatorio di Fabio Grosso in diretta mondiale. Sono trascorsi 14 anni eppure, ogni volta, è come se fosse la prima.

In questo 2020, poi, le parole di Fabio Caressa – Siamo campioni del mondo e il cielo è azzurro sopra Berlino, n.d.r.- suonano come una melodia triste, dimenticata. La nostalgia è come un pugnale: una terrificante pandemia ha cancellato le emozioni, ha messo in pausa la normalità. Ci ha ridotti a brandelli e adesso che stiamo rimettendo insieme i pezzi un ricordo dolce come questo, che ci fa sentire uniti e che ancora ci ricorda chi e cosa possiamo essere, va preso e abbracciato con tutto l’amore possibile. Quella coppa è stata nostra e quel 9 luglio 2006 lo sarà per l’eternità.