Paola Quattrini: «I miei tormenti d’amore, un tailleur di Gaultier e tutti gli abiti della mia vita» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Una vita intensa spesa tra teatro, cinema e televisione. Paola Quattrini è tra le interpreti italiane più famose. Inizia la sua carriera come bambina prodigio a soli quattro anni per poi trasformarsi in solida attrice. Parte della sua notorietà arriva grazie alle commedie “Garinei e Giovannini”, “Se devi dire una bugia dilla grossa”, “Una Zingara mi ha detto”, “Il gufo e la gattina”, ma anche a ruoli drammatici, come quello della miniserie tv “Panagulis Vive” di Giuseppe Ferrara. Ha lavorato con Vittorio Gassmann che l’ha diretta nel film in “Di padre in figlio”.
Nel 1993 vince il Nastro D’Argento come migliore attrice non protagonista per il ruolo di Lea in “Fratelli e sorelle” di Pupi Avati. Ha ricevuto nel 2003 l’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana per la sua esistenza dedicata a cinema, tv e teatro. Ha lavorato con Modugno, Walter Chiari, Gino Bramieri e Jhonny Dorelli. È stata la voce di Daphne, nel cartone animato “ Scooby-Doo”.
Velvet Mag vi propone una Paola Quattrini inedita, in un’intervista in cui l’interprete ci svela la sua passione per la moda, l’amore, la sua routine fitness e tanti aneddoti curiosi, come quello della portiera dell’auto autografata!
Ha ricevuto pochi giorni fa il prestigioso “Premio Flaiano” per il suo impegno nel teatro. Dopo tanti anni di carriera si emoziona ancora dei suoi successi?
Assolutamente sì. Ho ritirato il riconoscimento a Pescara al Teatro D’’Annunzio. Mi ha colpito molto calcare nuovamente il palcoscenico dopo il lockdown. Il mio cuore è esploso nel sentire gli applausi del pubblico. Insieme a me sono stati premiati anche Pierfrancesco Favino, Lorella Cuccarini, Aldo Giovanni e Giacomo, Mario Martone, Valerio Binasco.
Il suo esordio nel cinema avviene a soli quattro anni con il film “Il bacio di una morta” di Guido Brignone. È stata definita proprio per questo la “Shirley Temple” italiana, la “bambina prodigio”, anche per via della sua chioma bionda. Che ricordi ha di quel periodo?
Non ho mai abbandonato i miei capelli biondi. Per la mia fisicità ricordavo anche Grace Kelly. Più che altro ero e sono dotata di una prontezza nel recitare. Mi dicevano di fare una cosa e naturalmente la riproponevo. Riuscivo subito ad immedesimarmi in quello che dovevo fare. Capivo al volo ed entravo nel personaggio, lo vivevo con lacrime vere. All’epoca andavano molto i film romantici, mi è capito realmente di strapparmi, per esigenze di scena, i bracciali che portavo. Ricordo ancora mia madre che mi accompagnava sul set. Ne ”Le fatiche di Ercole” mi rivedo in braccio a Steve Reeves, ma anche sulle braccia di Robert Taylor in “Quo Vadis”. Pensi che il regista mi regalò una bambola dopo il famoso incendio del film. Io piccola ero in scena con una coperta, con i miei capelli lunghi biondi che mi arrivavano fino alla vita. Mi proteggevano in un certo senso.
La critica le ha sempre riconosciuto una grande naturalezza espressiva.
Bisogna studiare molto per essere naturali, il talento non arriva per caso. Mi sono dedicata molto anche al doppiaggio. Sono stata Daphne in “Scooby-Doo”. Nella mia carriera ci sono tante commedie in tv, teatro, conduzioni.
È vero che lei gira per Roma con una vecchia Fiat Cinquecento color perla con la sua firma in rosso sulla portiera?
Confermo! Sulla portiera della mia auto c’è la firma Paola Quattrini da un lato, sull’altro c’è scritto Domitilla, il nome di mia nipote. Attualmente però guido una Volkswagen Up, anche se non amo più molto farlo.
Ha dichiarato: “Sono sempre passata per una mangiatrice di uomini ma in realtà ho versato lacrime nelle mie storie d’amore”. Le sofferenze d’amore non risparmiano nemmeno lei?
Come naturalmente mi immedesimo in una storia al cinema, nella mia vita vivo l’amore intensamente ed ho pianto lacrime amare. Sono stata tradita, ho avuto delle storie con uomini problematici. Amo il tormento e la sofferenza d’amore che paradossalmente alimentano ancora di più il sentimento che provo verso il mio partner. Mi sono trovata molto spesso in situazioni complicate.
Ha un fisico incredibilmente in forma, cosa fa per mantenersi così bella?
Il fitness è importante, ma ancora di più avere la fortuna di trovare l’allenamento che fa per noi e non annoia. Pratico Gyrotonic. La corsa invece mi fa venire troppi pensieri. Ora ho trovato la formula vincente: un tipo di routine che unisce la danza, che ho studiato da bambina, allo stretching e al pilates. Tutto questo mi fa stare bene.
Che ricordo ha dei costumi d’epoca che indossava nei film?
Vestivo secondo il carattere del personaggio. Per interpretare al meglio un ruolo per prima cosa penso subito a come sarò vestita. Ciò mi fa già ragionare con la testa del personaggio stesso.
E nella quotidianità invece cosa predilige?
Mi travesto secondo l’umore del momento. A volte sono una donna fatale, disinvolta, ma anche teenager, o sofisticata. Una volta Selvaggia, mia figlia, quando andava a scuola mi disse: “Mamma, perché mi vieni a prendere sempre in tuta e con le scarpe da ginnastica? Non vedi tutte le altre mamme come sono eleganti!”. Io in realtà uscivo dalla palestra ed ero anche struccata.
Ci rimase male?
A dire il vero il giorno dopo davanti all’uscita di scuola indossai un cappellino con la veletta, il tailleur strizzato in vita di Jean Paul Gaultier, con un make up perfetto. Ero molto sofisticata.
Andò meglio?
Tutt’altro! Mia figlia si girò dall’altra parte e si vergognò nel vedermi in quel modo. Mi disse: “Mamma hai esagerato!”. Non ho vie di mezzo, non trovo mai un equilibrio!
Agli esordi della sua carriera in Rai e nel cinema chi si occupava dei suoi look?
Sandra Cardini, una talentuosa costumista con cui ho lavorato anche al Teatro Eliseo in “Tempeste solari”. Mi ha seguito molto anche Ambra Danon nell’opera “Affabulazione” di Pasolini, per la regia di Ronconi.
Dove si recava a scegliere gli abiti di scena?
Frequentavo spesso la sartoria di Gabriele Mayer, il costumista della star, che ha vestito anche Sophia Loren. Ricordo ancora, come se fosse oggi, che andavo nel suo atelier a Roma a scegliere i capi. Era un palazzo enorme, pieno di costumi e di abiti. Mi perdevo nel provarli. Hanno curato i miei look anche il mitico Luca Sabatelli, costumista della Carrà, nello spettacolo “Finalmente è venerdì” con Jhonny Dorelli e Heather Parisi, e la sartoria Annamode di Roma per i vestiti d’epoca.
Ora invece?
Nelle varie occasioni di vita quotidiana mi capita di rivolgermi allo stilista Marco Coretti, mio caro amico, che si occuperà tra l’altro del mio look ad agosto per un corto con la regia di Andrea Marrari. Il corto sarà poi presentato al Vertical Movie Festival a Roma, il 5 settembre alla Casa del Cinema, e successivamente al Festival del Cortometraggio.
Continua Marco Coretti, che ci illustra l’abito di Paola:
Il vestito è un costume di cristallo, Paola sarà davvero magica, avrà le sembianze di un vero e proprio uccello di cristallo. Amo vestirla con abiti di satin e georgette come al David di Donatello. Paola ha la stessa identica taglia di vent’anni fa, è incredibile. Grazie alla palestra, all’alimentazione e soprattutto a madre natura ha un fisico strepitoso. Devo dire che ci adoriamo, siamo legati da trent’anni di amicizia. Ci siamo trovati a volte da soli nella varie tempeste della vita, facendoci coraggio. C’è una complicità unica tra di noi, che va oltre la scelta dell’abito.
Paola, ma lei di cosa si nutre per essere così in forma?
Prima di fare colazione bevo un po’ d’acqua calda, sto attenta ai carboidrati e ai dolci. Per un’uscita importante a volte mi rivolgo anche ad Antonio Quattromani, mio amico, per il trucco. Mi piace indossare abiti vintage vicino a cose modernissime. Ad esempio, le giacche Chanel d’epoca abbinate ai jeans sfrangiati creano subito un look d’effetto.
Ci può svelare dove la rivedremo?
A dicembre sarò in scena da solista in “Oggi è già domani” al Teatro Manzoni. Riprenderò finalmente le recite che erano state interrotte, a causa del Covid-19 dopo solo quattro appuntamenti, della divertente farsa “Se devi dire una bugia dilla grossa” con Paola Barale, Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti. La Barale tra l’altro è diventata una mia grande amica. Lo spettacolo sarà a Roma a gennaio al Teatro Quirino e successivamente in giro per tutta l’Italia.