Coronavirus, per il dottor Fauci vaccino a ottobre: Trump spera nella rielezione
“La sorpresa d’ottobre del vaccino” negli Usa “è possibile“. La clamorosa affermazione non è una sparata di Trump. A dirlo è invece l’ormai celebre dottor Anthony Fauci, il virologo italoamericano della Casa Bianca. Fauci, sostengono gli analisti, in qualche modo rimette Trump in corsa per le presidenziali di novembre prossimo. I sondaggi sono pessimi da mesi per il presidente e adesso la speranza di una rimonta potrebbe rimettere “The Donald” in carreggiata.
Trump malgrado i sondaggi
L’affermazione del super virologo considerato da tutti autorevole, e spesso in contrasto col presidente, è infatti formidabile. Se davvero dovesse arrivare un vaccino anti-coronavirus negli Usa di qui a breve, Trump potrebbe riuscire a farsi rieleggere. E ciò a dispetto dello svantaggio a doppia cifra nei sondaggi contro lo sfidante democratico Joe Biden, a 98 giorni dall’Election Day. “Otterremo la vittoria sul virus sguinzagliando il genio scientifico americano”, ha dichiarato trionfalmente il capo della Casa Bianca.
Miliardi per realizzare un vaccino
La frase di Trump è arrivata dopo l’annuncio dell’americana Moderna sull’avvio della fase finale dei test, seguito a stretto giro di boa da quello di Pfizer. Le due società hanno ricevuto quasi due miliardi di dollari di fondi federali nell’ambito della “Operation Warp Speed” lanciata da Trump per vincere la corsa al vaccino ed assicurarsi la rielezione. La novità è l’apertura sul vaccino disponibile tra ottobre e novembre del massimo esperto in materia: l’immunologo a capo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases. Cioè, appunto, Fauci.
Ma Fauci puntualizza…
“Non posso garantire il successo – puntualizza Fauci – per questo si fanno i test clinici. Ma le premesse sono buone”. Attualmente sono circa 25 i vaccini nella clinica, quella dei test sull’uomo, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità mentre le infezioni negli States sono oltre 4,2 milioni e i morti quasi 150 mila. In gara ci sono pure i cinesi. La corsa alle armi contro il coronavirus è una questione di supremazia geopolitica. La società Morgan Stanley stima che il vaccino potrebbe garantire a chi lo scopre per primo fino a 30 miliardi di entrate all’anno nella fase iniziale di immunizzazione.