Attesa per il voto in Senato, oggi 30 luglio, sul caso Open Arms. I senatori sono chiamati a decidere se autorizzare il processo penale a carico dell’ex ministro dell’Interno, e leader della Lega, Matteo Salvini. Secondo la magistratura lo scorso anno, da titolare del Viminale nel governo Conte I, Salvini commise reati avendo impedito per giorni lo sbarco della nave della ong Open Arms, carica di migranti naufraghi.
La difesa dell’ex ministro
“Io mi aspetto che qualcuno esprima dignità, onestà e correttezza, se devo andare a processo non sarà la prima volta – ha dichiarato Salvini -. Io ho agito a difesa del mio Paese e quello che ho fatto l’ho fatto in compagnia del premier Conte. Ho fatto quello che c’era nel programma di governo non ritengo che ci sia stato un errore o reato. Se qualcuno ritiene che sia un reato ne risponderemo in tanti. Vorrà dire che Conte mi accompagnerà un po’ a Catania e un po’ a Palermo e prenderemo una granita”.
Cosa è successo un anno fa
Come ricostruito da Marco Assab su Open Online, il 1 agosto 2019 la nave della Ong spagnola Proactiva Open Arms interviene e salva 124 migranti in difficoltà in mare aperto al largo della Libia. Chiede quindi un porto di sbarco all’Italia, ma riceve il divieto di entrare nella acque territoriali italiane. Alcuni migranti a bordo vengono trasferiti per ragioni di salute. Ne rimangono quindi 121, tra cui 32 minori e 28 non accompagnati. Il 9 agosto, per superare lo stallo, i legali della Ong si rivolgono alla magistratura italiana. Salvini non concede alcuna autorizzazione allo sbarco, mentre il tribunale dei minori di Palermo riconosce che si starebbe verificando un illegittimo respingimento alla frontiera ed espulsione dei minori stranieri non accompagnati e chiede spiegazioni all’esecutivo.
Divieto di sbarco malgrado decisione del Tar
La Ong si rivolge allora al Tar del Lazio contro il decreto sicurezza bis voluto da Salvini. Il Tar accoglie il ricorso e sospende il divieto di ingresso nelle acque italiane ma, nonostante questa decisione, all’imbarcazione non viene assegnato un porto di sbarco. La situazione a bordo si fa estremamente difficile. Alcune persone si gettano in mare. Dopo 19 giorni di stallo, con la nave ferma al largo di Lampedusa, il braccio di ferro si risolve con l’intervento del procuratore di Agrigento, sottolinea Open Online. A seguito di un esposto presentato in Procura sale a bordo della Open Arms e decide, viste le condizioni che si trova di fronte, di disporre lo sbarco e il sequestro della nave. L’imbarcazione attracca quindi a Lampedusa con le 83 persone rimaste a bordo. Dalla procura agrigentina l’inchiesta passerà poi, per competenza, al Tribunale dei ministri di Palermo.