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Covid, caos discoteche: chiuse in Calabria, aperte in Romagna: la mappa

Giro di vite su locali e discoteche per il timore del coronavirus. Il presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, ha firmato un’ordinanza con la quale dispone la chiusura di tutte le attività che hanno attinenza con il ballo. Sbarrate quindi, alla vigilia di Ferragosto, sale da ballo, discoteche e locali assimilati come i lidi balneari, all’aperto o al chiuso. Il divieto decorre fino al 7 settembre 2020.

In Emilia Romagna, regione celebre per le sale da ballo, le ordinanze hanno imposto il distanziamento e le misure sanitarie anche all’interno dei locali. Vale a dire: due metri minimo. Ballo sì, ma igienizzato. L’esempio è stato seguito da Toscana e Sardegna e anche la Puglia si appresta a prendere misure simili. Più drastica la decisione assunta dalla Regione Calabria. In Romagna, inoltre, in discoteche e balere valzer, mazurka e tango sono consentiti solo se lui e lei sono sposati conviventi o “coppia stabile”. Altrimenti scatta il distanziamento a due metri.

Le discoteche devono rimanere chiuse perché, checché se ne dica, con migliaia di ragazzi ammassati non c’è nulla da fare”. Lo ribadisce Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) che affianca il governo. Miozzo ribadisce che il parere del Cts non cambia e lo stesso governo lo ha scritto nell’ultimo Dpcm. “Le aggregazioni di massa sono devastanti – aggiunge – impossibili da gestire”. Ci sono però degli interessi economici e migliaia di lavoratori da tutelare. “Ci rendiamo perfettamente conto – dice – e per questo servono delle compensazioni. Il lavoratore del settore va tutelato come e forse anche più degli altri, perché parliamo di un settore troppo a rischio”.

“Tornare indietro sarebbe una catastrofe – ha inoltre dichiarato Miozzo al Corriere della Sera -, ma è bene sapere che se i contagi continueranno a salire i lockdown locali saranno inevitabili“. “Noi monitoriamo la situazione e guardiamo i dati. Ci piacerebbe molto far tornare la situazione alla normalità. Ma adesso c’è grande preoccupazione“, aggiunge. “Abbiamo una graduale ascesa dei numeri, ma soprattutto abbiamo anche persone giovani che stanno entrando nelle terapie intensive – osserva – nessuno è invulnerabile. Ricordiamoci che questa è una malattia maledetta. Quando colpisce può fare male. Non sta passando la percezione del pericolo, mi preoccupa il senso di onnipotenza dei giovani. Se continua così nuovi divieti saranno inevitabili. L’andamento della curva epidemica ci dice che l’Italia è in movimento e il virus sta viaggiando. Se ci faremo sfuggire nuovi focolai avremo guai seri. Non ce lo possiamo permettere”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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