Ricorre oggi 16 agosto il centenario della nascita dello scrittore e poeta statunitense Charles Bukowski, morto nel 1994. Ribelle, irriverente, dissacrante ma anche profondo e toccante, Bukowski, detto “Hank”, è idolatrato ancora oggi da innumerevoli schiere di lettori in tutto il mondo.
Celebre il suo Storie di ordinaria follia, libro magistrale per ironia e volgare sfrontatezza, iper realistico ritratto dei bassifondi dell’America. Il romanzo Post office è quello con con cui divenne celebre. Ma di romanzi ce ne ha lasciati 6 – fra cui Factotum e Taccuino di un vecchio sporcaccione -, mentre sono centinaia i racconti e migliaia le poesie che leggeva in affollatissimi “reading” duramte gli anni ’60 e ’70. Poeta già acclamato in vita, Bukowski era nato a Andernach, in Germania, il 16 agosto 1920, dove suo padre era militare nell’esercito statunitense e sua madre una cittadina tedesca.
All’età di 3 anni, quindi piccolissimo, “Buk” cambiò Paese: i genitori si trasferirono a vivere a Los Angeles. Sono ormai passati 26 anni dalla sua morte, avvenuta il 9 marzo 1994: che senso leggerlo oggi? Di certo si continua a pubblicare le sue opere: ultimo il suo volume epistolare a amici e altri autori Sulla scrittura (Guanda, pp. 300 – euro 18,00) preceduto tempo fa da Il meglio dello scrittore (Guanda, pp.316 – 18,00 euro).
I suoi libri, di narrativa e di poesia, conservano e mostrano una potenza che ne fanno uno scrittore non effimero, mentre quel che bisogna riscoprire è proprio il suo esser visto come incarnazione della contestazione totale. Dell’essere contro tutto e tutti, cantore dell’eccesso e del mettersi fuori di quell’insieme di riferimenti che sono più o meno quello che chiamiamo normalità.
Bukowski è, soprattutto, l’incarnazione del fallimento del sogno americano. Col suo non credere più a nulla, non importargli più di nulla, nella sua apatia dal prendere qualsivoglia iniziativa. Facendosi bastare una serie immancabile di birre, cercando di vincere qualcosa alle corse di cavalli, e trovando un letto per dormire, naturalmente non da solo, visto il suo amore per le donne e il sesso. Riversando e placando evidentemente poi ogni possibile furia nella scrittura e facendo di se stesso un personaggio se stesso, in una sorta di sfrenato autobiografismo.
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