È alta l’aspettativa su Venezia 77, che oggi dà il via alle danze con la serata di pre-apertura targata Molecole, il film di Andrea Segre. Aspettativa alta, appunto, per diversi e ovvi motivi, compresa l’adrenalina di tornare insieme in sala, nel mezzo del concorso e del contesto di un nuovo festival all’insegna del distanziamento e del rispetto di una pandemia. E non è un caso che per aprire un’edizione insolita (che si svolgerà dal 2 al 12 settembre) la Biennale abbia scelto proprio il documentario di Segre, realizzato in una Venezia chiusa e deserta a causa del Coronavirus, appena qualche mese fa.

«Per fare un film bisogna pensarlo, scriverlo, organizzarlo, girarlo – spiega Segre alla Biennale – Per Molecole non c’è stato nulla di tutto ciò. Non mi sono nemmeno accorto di girarlo. L’ho vissuto ed è uscito da solo, in un tempo e una dimensione che non potevo prevedere. Molecole è sgorgato. Come l’acqua. Poterlo presentare come film di pre-apertura della Mostra è per me un grande onore. Il modo migliore per ringraziare la città che lo ha fatto nascere».

Un documentario «sgorgato come l’acqua» in pieno lockdown, che il regista (Io sono LiL’ordine delle coseIl pianeta in mare) si è trovato a trascorrere letteralmente bloccato a Venezia, città d’origine e file rouge di molti suoi progetti professionali. Oggi, con la serata di pre-apertura di Venezia 77, la città riemerge dal silenzio di tutti, quello che ha segnato i mesi del lockdown, e poi dal silenzio personale dell’autore. Nel documentario, infatti, Segre rievoca suo padre, morto ormai dieci anni fa, veneziano, chimico-fisico e soprattutto vero protagonista del film. Molecole arriverà nelle sale dal 3 settembre 2020.

I titoli più attesi: Luchetti, Wiseman e Guadagnino

Aspettative alte, ancora, su molti altri titoli in programma, a partire da Lacci di Daniele Luchetti. Scelto per la serata di apertura di Venezia 77, ispirato al romanzo omonimo di Domenico Starnone e interpretato da Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher. Si presenta come un giallo sui sentimenti e si garantisce un’ampia fetta di curiosi, reduci dall’incontro fortunato con la scrittura di Starnone. Riflettori puntati anche su uno dei documentaristi più grandi della storia del cinema, Frederick Wiseman, che a 90 anni compiuti porta a Venezia 77 il suo City Hall. Cosa ci aspettiamo? A partire dal titolo, decisamente uno sguardo schietto e spietato sull’America contemporanea, tra violenza, politica e razzismo. Sull’altro fronte, Luca Guadagnino promette una fiaba d’alta moda con il suo Salvatore: Shoemaker of Dreams. Un ritorno al documentario per il regista di Suspiria e Call me by your name, che stavolta racconta il sogno di Ferragamo dagli esordi ad Hollywood fino al successo mondiale del brand italiano.

A Venezia 77 Diaz, Kurosawa e Rosi

Non passa decisamente inosservata la presenza in cartellone del Leone d’oro 2016, il regista filippino Lav Diaz. Quest’anno in concorso con Genus Pan, film insolitamente breve per i suoi standard (157 minuti il final cut), che per la categoria Orizzonti vira fortemente sulla politica. Dramma storico, invece, per Kiyoshi Kurosawa. Con il suo Wife of a Spy il regista giapponese arriva al lido con la storia di un commerciante nipponico. A chiudere le proposte più accattivanti di questa Venezia 77, forse il titolo più atteso dell’edizione 2020: con Notturno Gianfranco Rosi racconta tre anni di Medio Oriente dalla dittatura all’ISIS: dopo Sacro Gra e Fuocoammare la posta in gioco continua ad alzarsi.