L’Australia è entrata nella sua prima recessione dall’inizio degli anni Novanta (nella foto in alto Sydney, la metropoli forse più rappresentativa del Paese). Una pessima notizia per l’economia del continente australe, considerato che una crisi del genere non accadeva da trent’anni. La causa? Beh, più d’una. Ma quella che incide di più è l’emergenza coronavirus.

Il Paese, secondo i numeri quotidianamente aggiornati dalla Johns Hopkins University di Batlimora (Usa), non ha molti casi di contagio da coronavirus. Sono 26mila circa. Ma le conseguenze del lockdown si fanno sentire pesantemente. Si registra una riduzione del 7% dell’economia nel secondo trimestre.

L’Ufficio di statistiche australiano sostiene che si tratti della contrazione trimestrale più rapida mai registrata nell’economia nel Paese. Arrivata dopo trent’anni di crescita continua mai arrestatasi. Neppure durante la crisi finanziaria mondiale del 2008.

Sale intanto la preoccupazione nel mondo per il Covid-19. “Nessun Paese può dirsi fuori dalla pandemia” ha ammonito il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Gebreyesus. Si avvicina ormai alla soglia dei 26 milioni il numero di casi accertati di coronavirus a livello globale. Sono 857mila le vittime finora. Il Paese più colpito sono gli Stati Uniti, con 6.073.840 contagi accertati e 184.664 morti (numeri dell’a Johns Hopkins University).

Negli Stati Uniti il bilancio delle ultime 24 ore è stato particolarmente pesante. Le autorità hanno contato 42.939 infezioni in più e 1.090 nuovi decessi. Ossia più del doppio del numero di vittime del giorno precedenti, quando erano 465. Dietro gli Usa ci sono Brasile (quasi 4 milioni di casi e 122 mila decessi) e India (3,7 milioni di contagi e 66 mila morti).