L’universo del make up è talmente vasto e complesso che non basterebbero pagine intere per raccontarlo in maniera esauriente. Eppure c’è chi con pochi semplici -solo all’apparenza- gesti riesce a rendere le “istruzioni” di un make up su misura naturali, facili da apprendere e da riprodurre: parliamo di Marianna Zambenedetti. Un’artista dei cosmetici che ha saputo conquistarsi uno spazio importante in questo campo, mettendo a frutto le proprie abilità e la propria creatività con entusiasmo, grinta e perseveranza.
Laureata in architettura, Marianna Zambenedetti ha deciso di applicare le proprie attitudini e le proprie conoscenze artistiche ai volti. Il suo incredibile spirito di adattamento e la capacità di raggiungere sempre i propri obiettivi l’hanno portata a lavorare nel mondo della moda, della televisione e del cinema. Ha collaborato con produzioni di altissimo livello tanto da pubblicare un editoriale per la rivista Prime, a New York. È stata Tutor di make up nella trasmissione “Detto Fatto” condotta da Caterina Balivo, ma le sue maggiori soddisfazioni arrivano dalle donne della porta accanto, le sue spose.
Quando ho raggiunto Marianna Zambenedetti al telefono, dall’altro capo ho sentito una voce sicura di sé, allo stesso tempo dolce e rassicurante. Già dalle primissime battute ho capito che mi avrebbe raccontato il mondo in cui milita -con successo- da molti anni senza porre barriere; ho capito che mi avrebbe raccontato una storia interessante che merita di essere letta. «Sono un gemelli, ho bisogno sempre di nuove di nuove sfide […] la gioia più grande per me è truccare le donne vere, entrare in empatia con il loro sentimenti nel periodo più bello della loro vita» e questo è solo l’inizio.
Intervista a Marianna Zambenedetti
Marianna, sei laureata in architettura eppure la tua carriera si è mossa sul altri binari: come è successo? Cosa ti ha spinta a scegliere il mondo del make up?
Ho sempre amato il mondo del make up, ma la mia famiglia pensava che dovessi frequentare l’università e trovare un lavoro stabile, quindi ho optato per architettura. Sia chiaro, mi è sempre piaciuto studiare, ho frequentato il liceo classico con gioia, ma sono un gemelli, sono creativa e dovevo fare qualcosa di diverso. Quando ero all’università, all’inizio, il mondo del make up e delle acconciature non lo prendevo nemmeno in considerazione, mi ha sempre affascinata, ma per la mia famiglia dovevo portare a termine gli studi e trovare un posto di lavoro che mi desse delle sicurezze. Durante il primo anno, però, ho vinto una borsa di studio che ho deciso di investire in un corso per imparare a truccarmi meglio. Avevo appreso molto durante quelle lezioni, ma sapevo anche di avere una propensione personale, era nelle mie corde, avevo la manualità. In accademia mia avevano proposto dei lavoretti; continuavo a studiare architettura, ma quando mi chiamavano a lavorare anche per i servi fotografici, a titolo gratuito, correvo. Ho iniziato ad avere dei contatti e a portare i curricula in giro. A un certo punto mi hanno assunta da Mac e quando ho ottenuto il contratto, l’ho detto ai miei. Perciò ho continuato a studiare, ma lavoravo e adoravo il mio lavoro. Sono una persona che deve dare sfogo alla creatività, che non deve annoiarsi, cosa che dopo tot tempo accade. Devo trovare sempre nuove sfide.
Questa mi sembra un’ottima premessa, propedeutica a ciò che poi è stata l’evoluzione della tua carriera. Carriera particolarmente intensa.
Quando ero da Mac arrivavano altri lavori, per la televisione, per il cinema e per il teatro. Ho infatti accettato un lavoro al Sistina che mi ha permesso di creare contatti importanti; mi sono sempre proposta, ho conosciuto tante persone. Da quel momento, infatti, ho iniziato un percorso nel cinema, entusiasmante, ma non faceva proprio per me. Ho bisogno di tornare a casa, mentre il cinema è itinerante. La famiglia è fondamentale per me. Questa esperienza, però, mi ha permesso di conoscere e saggiare tanti tipi di trucco e mi ha aperto gli occhi su cosa volessi davvero, quale fosse il panorama dove collocarmi: quello romano, ero sicura, fosse quello adatto a me. Così ho iniziato a lavorare con la tv, con Sky a Roma, ma ancora non era la mia dimensione. Poi è arrivato il 2007.
Dunque è successo qualcosa: c’è stato l’anno della svolta…
Sì, ho capito che per quanto fosse bello e importante lavorare nel cinema, nella moda e nella televisione, avevo a che fare con modelle bellissime, già perfette e dovevo truccarle seguendo delle direttive: con i matrimoni, invece, avevo e ho a che fare con donne vere, e vedevo che il mio lavoro, il trucco sul loro viso le rendeva felici. Mi ha emozionata fin da subito questa attività perché il trucco per me è una valvola di sfogo, un momento bello e riuscivo a trasmetterlo. In più aggiungici che ogni volta che lavori a un nuovo trucco, con una nuova sposa, partecipi a un momento speciale nella sua vita; ti aprono la loro intimità, a volte sei più psicologa che truccatrice (ride, n.d.r.). Pensa in quanti album di matrimoni sono?! Mi ricorderanno sempre, e per me è un lascito meraviglioso. Mi confronto con donne giovani che vivono una fase bella e irripetibile della loro vita, questo mi regala una freschezza e una gioia fondamentali.
Immagino quindi che sia interessante il confronto con le varie personalità: ogni donna con i propri pensieri e con i propri dubbi…
Faccio questo mestiere da tredici anni e ormai posso inquadrare la personalità della persona che andrò a truccare solo parlandole al telefono. All’inizio è stato difficoltoso, ma adesso lo so: devi capire come loro si immagino, sempre che lo facciano, e devi riuscire a far capire loro come potrebbero sentirsi a proprio agio, belle come vogliono, perché a volte non lo sanno nemmeno loro. A me basta che descrivano l’abito e la location e già immagino come potrebbero essere. Bisogna anche aggiungere che, prima di iniziare, dico: ‘io ti faccio come ti vedrei, ma ti devi vedere bene tu! Il trucco deve essere come il vestito: quando lo guardi devi pensare è esattamente ciò che volevo’.
Come hai cominciato a occuparti anche delle acconciature?
Mi piaceva anche quel mondo lì, quello delle acconciature. Ho iniziato da autodidatta, ho preso anche un diploma, e considera che nel periodo in cui mi ci sono approcciata veniva spesso richiesta la doppia figura (truccatrice-acconciatrice). Spesso mi chiedevano se avessi un parrucchiere di riferimento, così ho scelto di investire e aprire anche un negozio insieme a una persona in gamba, una parrucchiera. Dopo sei mesi, però, il nostro percorso si è interrotto: mi sono trovata a mandare avanti tutto da sola. Per alcuni anni ce l’ho fatta, i matrimoni hanno una certa continuità, il lavoro c’è. Ho anche assunto anche altri impegni, come quello accademico, e il tempo a mia disposizione è diminuito sempre più. Poi ho una vita, dei figli; occupandomi dei matrimoni posso scandire e gestire io il mio tempo.
A proposito dell’Accademia; in qualità di insegnante, qual è il primo messaggio che comunichi alle make up artist di domani?
Spiego loro che la gavetta è fondamentale, che bisogna accettare i lavori, lanciarsi e provare a fare il massimo per crearsi un nome e conoscere persone. Il lavoro c’è, è un settore vivo il nostro; le rassicuro sul fatto che prima o poi il lavoro arriverà, ma devono fare tanta gavetta, non possono saltare le tappe. Più persone truccano, più mondi scoprono e più sarà completo il loro bagaglio. Non è semplice: truccare una sposa, ad esempio, richiede grande pazienza. Devono piacersi quindi il trucco va ripetuto finché non si trova una quadra. Vanno fatte le prove anche sui prodotti: metti che la sposa sia allergica a qualcosa, come si fa? Bisogna lavorare con cognizione, non è così facile. Sorprendentemente sono le ragazze più grandi, quelle che hanno magari una famiglia, a entrare di più in empatia con questi concetti.
Empatia, dicevamo. A tal proposito, durante il lockdown hai realizzato dei tutorial che hanno avuto un seguito importante e che tuttora sono amatissimi…
Era una possibilità a cui non avevo pensato. Sono tutorial caserecci (ride, n.d.r.), ma a quanto pare hanno ottenuto un riscontro importante. Non ho fatto altro che applicare lo stesso modus operandi che adotto quando sono con una sposa, one to one. Quando è iniziato il lockdown ero spaesata. Il mio compagno lavorava in smart working e io stavo con i bambini. Sentivo la mancanza del mio lavoro, allora proprio il mio compagno mi ha spinta a investire la grinta che sentivo di dover tirare fuori in dei tutorial. All’inizio ero titubante, vedevo quelli degli altri, con magari pelli diverse dalla mia, più adatte. Sorprendentemente i miei video sono piaciuti; ho scelto di farli tecnici, sì, ma anche chiacchierati e le persone hanno apprezzato. Mi hanno scritto in privato sempre più, mi hanno chiesto di farne altri è incredibile. Ti racconto un aneddoto: sono entrata talmente tanto in empatia con le donne che mi seguono che, qualche giorno fa, una di loro mi ha inviato la sua ecografia per comunicarmi che fosse in dolce attesa. Come fai a non emozionarti? Io mi mostro esattamente come sono: spiego come utilizzare i cosmetici in maniera semplice. Non utilizzo venti prodotti in un solo video, me ne basta uno solo: esempio? La matita nera, quella la utilizziamo tutti. Mi comporto come se stessi dando dei consigli di make up a delle amiche e spiego, mi prendo tutto il tempo; non faccio video di quindici secondi come quelli di Tik Tok. Penso siano questi i motivi per cui mi seguono.
In tema Covid, ahimè, da qualche tempo andiamo in giro con le mascherine: esiste un consiglio universale per il make up da applicare indossando la mascherina?
Chiaramente l’occhio ha un ruolo fondamentale. Chi ama il rossetto e proprio non vuole rinunciarvi, può utilizzare le tinte labbra perché non macchia e non appiccica. Fondotinta sì e, ultimamente, nei tutorial suggerisco di far scendere leggermente il correttore per utilizzarlo quasi come base, ovviamente va sempre asciugato con la cipria. Non bisogna dimenticare di idratare lo spazio di pelle coperto dalla mascherina: sudando vengono fuori le impurità, perciò l’idratazione è importantissima. Tornando agli occhi: le sopracciglia vanno curate, hanno un impatto fondamentale. Suggerisco di truccare la parte superiore degli occhi, quella inferiore è molto vicina alla mascherina e potrebbe essere rovinata. Infine, adesso vanno tanto di moda le mascherine colorate e creare un abbinamento, un gioco cromatico tra make up e mascherina può essere una soluzione carina. La rende anche meno pesante a livello emotivo, che non è poco.
C’è un messaggio che vuoi inviare alle nostre lettrici, considerando il tuo background e il tuo legame con il mondo femminile?
Ti sembrerà strano, ma il capitolo dei tutorial, quello che si è aperto durante il lockdown, è servito più a me che alle persone che mi seguono. Ho imparato ad accettarmi di più; prima della quarantena non mi sono mai mostrata struccata; adesso con i video è necessario. Ho capito davvero che dobbiamo accettarci così come siamo. Il trucco deve essere una coccola, non qualcosa di fondamentale senza il quale non si esce di casa. Siamo bombardati da soggetti perfetti, pieni di sovrastrutture a cui dovremmo omologarci; invece no! Il lockdown ci ha permesso di capire che i valori sono altri, che la vita è molto di più. Quindi dobbiamo saperci accettare per come siamo, poi se abbiamo voglia di coccolarci e valorizzarci ricorriamo al make up.