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“Scuola, fortezza anti-Covid”: i consigli di “Science” per contenere il virus

La scuola riapre? Trasformiamola in una “fortezza” anti-Covid. Con tre livelli di difesa simili a tre cerchia di mura invisibili ma invalicabili per il coronavirus. Così, riporta online l’Ansa, si afferma in un editoriale su Science, scritto dagli esperti dell’Università della Pennsylvania (Usa).

Il virus non deve entrare

La prima regola: ridurre per quanto possibile l’ingresso del virus a scuola, con un attento monitoraggio dei sintomi. Riconoscere quelli di Covid-19 e distinguerli da altri malanni di stagione però sarà un’impresa davvero ardua. Nasi arrossati, colpi di tosse e mal di pancia possono avere una varietà di cause scatenanti. Come sostiene Francesco Broccolo, microbiologo clinico dell’Università Milano-Bicocca, “i laboratori si stanno attrezzando per fare tamponi con un ampio pannello diagnostico”. L’obiettivo è distinguere “tramite un unico test il virus Sars-Cov-2 dagli altri coronavirus e dai virus influenzali e respiratori di stagione”.

Enigma raffreddore….

Il sintomo più difficile da interpretare la prossima stagione autunnale sarà il banalissimo raffreddore. Nel 30% dei casi, dicono gli esperti, è causato dai coronavirus. “Impossibile distinguere la causa senza un tampone, per questo auspico che vengano fatti test rapidi agli studenti che all’entrata a scuola dovessero presentare il sintomo”, aggiunge Francesco Broccolo.

Limitare le lezioni in presenza

Non bisogna poi dimenticare che la maggior parte dei giovani colpiti da Sars-Cov-2 è del tutto asintomatica. Per questo “lo strumento più efficace per minimizzare il rischio è limitare la didattica in presenza solo a quando i contagi nella comunità locale sono sotto controllo”, scrivono gli esperti Ronan Lordan, Garret A. FitzGerald e Tilo Grosser su Science. Nel caso in cui il virus dovesse fare comunque breccia nella scuola, bisogna far trovare pronta la seconda linea di difesa, quella all’interno della classe del contagiato.

Mascherine sempre

Per evitare che l’infezione non ancora diagnosticata si trasmetta ai compagni, sono d’obbligo le mascherine, il distanziamento e l’igiene delle superfici e delle mani. Le aule vanno arieggiate e possibilmente occupate per periodi di tempo più limitati. Meglio poi evitare attività come il canto e gli sport di contatto che prevedono un aumento della respirazione.

No ai contatti fra le classi

Infine, la terza e ultima difesa. Per evitare che pochi casi si trasformino in un focolaio, imponendo la chiusura dell’intero istituto, bisogna limitare i contatti fra le classi. “Grandi focolai nelle scuole possono essere ridotti al minimo limitando la trasmissione secondaria al minor numero di persone”, scrivono gli esperti. “Gruppi di persone che restano relativamente isolati fra loro possono ridurre i contatti e facilitare il tracciamento in caso di contagio. L’identificazione precoce delle persone infette attraverso il monitoraggio dei sintomi e i test diagnostici può limitare le misure di quarantena ai gruppi colpiti senza dover chiudere l’intera scuola”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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