Quand’è che cambia il corso della storia? C’è bisogno che avvenga un evento epocale che dia un taglio netto, che faccia migliaia di vittime o può farlo la goccia, quella che scalfisce la roccia, giorno dopo giorno, fino a logorarla del tutto? In realtà, non sappiamo rispondere, nessuno potrebbe. Sussiste però un dato di fatto: quando due torri simbolo degli Stati Uniti d’America crollano e tutto il mondo resta a guardare inerme, sconcertato, siamo sicuri che non si possa dimenticare. Per questa immagine abbiamo una data: 11 settembre 2001. Ha cambiato la storia? Forse. Ha terrorizzato l’umanità? Decisamente.

In Italia sono più o meno le 15.00, chi è al lavoro, chi riposa, chi è scuola; ad un certo punto, mentre tutto scorre sempre nello stesso e ordinario modo, le trasmissioni televisive e radiofoniche vengono interrotte per trasmettere delle immagini, o dare la notizia, di un evento senza precedenti: le Twin Towers stanno crollando, si stanno piegando sul loro stesse, come se siano stanche di starsene in piedi, erette, fiere.

Si accasciano in un nube enorme, maligna. È un attentato. Due arei di linea, dirottati da terroristi di Al-Qaida, si sono letteralmente schiantati contro i due edifici. Ancora polvere, macerie, desolazione, suoni confusi e su tutto le immagini avvilenti di uomini e donne che disperati si lanciano nel vuoto, andando in contro a morte certa. Emblematica la foto scattata da Richard Drew, The Falling Man. Un uomo, di cui l’identità è rimasta sconosciuta, che vibra nel vuoto, come un uccello, come Icaro.

Un’ora e quarantadue minuti: questo il tempo per vedere ridotte in cenere le Torri Gemelle. 2977 le vittime. Quello stesso giorno altri due aerei sono stati dirottati: uno verso il Pentagono, l’altro verso Washington, poi precipitato a Shanksville.

11 settembre 2020: diciannove anni dopo l’attentato

Dicevamo, quindi, quand’è che cambia il corso della storia? Forse cambia di continuo e abbiamo di darci dei riferimenti specifici per scandire il tempo; o forse cambia quando c’è un giorno buio e il dolore collettivo ha bisogno di essere registrato e ricordato. Fatto sta che diciannove anni, dopo il famoso 11 settembre 2001, nello stesso giorno ci ritroviamo in piena pandemia, indossiamo le mascherine, abbiamo timore, siamo confusi. Guardiamo alle Torri Gemelle come a un evento lontano eppure quasi propedeutico; come si trattasse di un avvertimento. Lo stesso si potrebbe dire dei conflitti mondiali, della memoria storica dell’essere umano in generale, ma diciannove anni fa eravamo tutti globalmente connessi, esattamente come adesso. Allora, oggi come ieri, ricordando quelle immagini, avvertiamo lo stesso brivido, riviviamo lo stesso dolore. Ricordiamo anche, però, che tutti abbiamo saputo rialzarci, che abbiamo saputo riprenderci da crisi economiche importanti, e forse quel brivido che sentiamo corrisponde a una scarica di adrenalina. Forse il cambiamento avverrà, ancora non c’è stato. Forse.