L’influenza stagionale è alle porte. Si calcola che fra il prossimo autunno e il prossimo inverno possano “allettarsi” alcuni milioni di italiani. Ma anche la pandemia di Sars-CoV-2 picchierà duro. Queste almeno sono le previsioni che si possono fare sulla base dell’ultima dichiarazione di Hans Kugle, direttore dell’Oms per l’Europa. “La situazione dei contagi nel Vecchio continente è grave – ha detto l’alto dirigente dell’Organizzazione mondiale della sanità il 17 settembre -, è tornata ai livelli di marzo, dobbiamo svegliarci”.

Parole che lasciano pochi margini alla speranza. C’è da rimboccarsi le maniche, rispettando innanzitutto le “normali” misure di sicurezza che ormai ogni cittadino conosce. Il punto però è un altro. Nell’annus horribilis 2020 del Covid non sarà sempre facile distinguere, soprattutto nei bambini, i sintomi di un’influenza da quelli del coronavirus. Bisogna abituarsi a un modo nuovo di interpretare raffreddori, febbri e mal di gola.

I pediatri del Children’s National Hospital di Washington, riporta il Sole24Ore, hanno però da poco pubblicato su Jama (Journal of American Medical Association) uno studio circa le condizioni di salute di 315 bambini ai quali è stato diagnosticato il Covid tra marzo e maggio 2020. E su ben 1.402 altri bambini (dell’età media di 3,9 anni) che avevano avuto un’influenza di tipo A o B tra il primo ottobre (2019) e il 6 giugno 2020.

L’analisi ha riguardato la necessità di ricovero e di cure ma soprattutto ha toccato il problema dei sintomi. Per quanto riguarda il bisogno di tenere i piccoli in ospedale, o addirittura in terapia intensiva, o di ricorrere a una ventilazione assistita, non sembrano esserci differenze. Quando però si vanno a verificare i sintomi, emerge che i bambini che si ammalano di Covid ne hanno di più evidenti. Hanno più spesso la febbre, la diarrea o il vomito. E poi il dolore a muscoli e arti, quello al petto, e il mal di testa.

Tosse e respiro corto sembrano invece colpire in misura eguale le due tipologie di pazienti. C’è dell’altro, però. Secondo il Sole24Ore i pediatri dell’Università di Belfast i sintomi che sono particolarmente distintivi – oltre alla febbre – del Covid pediatrico sono quelli gastrointestinali. In particolar modo la diarrea e il vomito. La verifica è arrivata dall’analisi dei dati di quasi mille bambini e ragazzi di età compresa tra i 2 e i 15 anni tra aprile e luglio.