Sette anni e poco più di cento giorni: è il tempo dopo il quale per il pianeta Terra – il nostro pianeta – ci sarà il punto di non ritorno ambientale. Lo segnala l’installazione Climate Clock, che campeggia sulla parete del grattacielo Metronome di Union Square a New York.
Non è la profezia dei Maya, abusata e travisata, e non predice l’Apocalisse. Al contrario indica qualcosa di molto concreto. Il raggiungimento – se nulla cambierà – di un livello così elevato di riscaldamento terrestre da cambiare in peggio la natura e la vita dell’uomo. Per sempre. I cambiamenti climatici drammaticamente accentuati dai gas serra diverranno irreversibili e la vita sul pianeta sempre più difficile.
Il Climate Clock ha fatto la sua comparsa nel corso della Climate Week 2020, summit internazionale sul clima a New York. E si è trasformato in un conto alla rovescia che indica il tempo che il nostro pianeta ha a disposizione per limitare le emissioni di biossido di carbonio prima che ogni sforzo divenga inutile. Ad accompagnare lo scorrere del tempo, la scritta “The Earth has a deadline“, “la Terra ha una scadenza”.
Sul sito ufficiale dell’iniziativa, anche un messaggio volto a sensibilizzare la popolazione mondiale. “L’umanità ha il potere di aggiungere del tempo – è scritto -, ma solo se lavoriamo collettivamente e misuriamo i nostri progressi rispetto a obiettivi ben definiti”. Il countdown, che dovrebbe esaurirsi a gennaio 2028, segue una stima basata sugli studi condotti dalle Nazione Unite.