La maison Dior apre il 29 settembre 2020 la Parigi Fashion Week con una sfilata live al cospetto di 350 ospiti selezionati, anzichè gli oltre soliti 1500, a causa delle limitazioni covid-19. Il fashion show è trasmesso per la prima volta in diretta anche su Tik Tok. Va in scena con un evocativo collage di parole, immagini ed eccezionale maestria artigianale, la collezione prêt-à-porter Primavera-Estate 2021. Il defilè, presentato nella straordinaria scenografia dei giardini de Les Tuileries, è ispirato all’originale estetica e alla poesia visiva di Lucia Marcucci, figura di spicco dell’avanguardia italiana. La sfilata si trasforma così in una potente celebrazione della voce delle donne.
Alina Marazzi, regista italiana che con i suoi documentari esplora la condizione femminile, crea per Dior un’opera visiva unica. Immagini e parole si intrecciano e si incontrano costantemente, creando un affascinante inno alla poesia impegnata della Marcucci e all’arte del cucito.
Per Maria Grazia Chiuri, Direttore Creativo di Dior, ogni collezione non è solo progettare una serie di pezzi che possano accogliere i corpi delle donne che li indossano
I fashion show per la designer si trasformano molto spesso in una riflessione sulle trasformazioni della società, o reazione agli avvenimenti, come scrive Christian Dior nella sua biografia.
Chiuri è una progettista perfettamente inserita nel suo tempo. È interessata a un doppio movimento: quello della vita e quello della moda. C’è una crisi in atto che sta cambiando radicalmente comportamenti, abitudini, rituali. Le nostre menti sono cambiate, le attitudini dei nostri corpi sono mutate. L’idea di moda che ci accompagnava è messa in discussione.
“Penso che ora il nostro rapporto con i vestiti sia completamente diverso rispetto al passato. Abbiamo meno vita pubblica e più vita privata. Con la pandemia abbiamo un rapporto differente con il nostro corpo, per prendercene cura e proteggerlo. E il rapporto con i vestiti è maggiormente privato e più intimo. Stiamo vivendo un momento di distanziamento sociale che può essere deprimente. Quindi le persone per sentirsi meglio hanno bisogno che la moda dialoghi con loro”, afferma la stilista.
“In un contesto che dà priorità alle immagini ritrovare il valore delle parole può aiutare a progettare perché la parola è anche, nella sua veste grafica, un disegno”, scrive Nanni Strada nel volume “Lezioni. Moda-design e cultura del progetto.”
Chiuri trasforma la silhouette per rispettarne paradossalmente il lascito: la radicalità eversiva delle origini
Pensare è tagliare. Ridefinire la modellistica per dare sensazioni, impronta di un modo diverso di vivere. L’iconica Dior Bar jacket è trasformata nella struttura con la reinterpretazione di silhouette derivanti da una collezione Dior realizzata in Giappone per l’autunno-inverno 1957. L’uso dei lacci permette di modularla a piacere sul proprio corpo. La gonna ha la coulisse in vita. Il tailleur veste ogni donna, adeguandosi a quel sentimento di fragilità che attraversa il nostro oggi.
Sono le donne che con la loro scrittura illuminano vite e sentimenti a ispirare Maria Grazia Chiuri
Scrittrici, poetesse, intellettuali. In un ideale cenacolo. Nella intimità delle loro case, dei loro studi. Assorte, sorridenti, irriverenti. Avvolte in colorate e infinite sovrapposizioni come Virginia Woolf, o con una semplice camicia bianca come Susan Sontag. La camicia maschile, indispensabile per Chiuri, si trasforma. Rimane camicia, diventa tunica oppure abito, risonanza dello chemisier Dior. Con i pantaloni ampi a righe sempre con la coulisse o gli short. O sotto ampi cappotti colorati a righe, in tessuto chiné. Poi patchwork di foulard segnati dal paisley e da motivi floreali con frammenti di pizzo per una contaminazione effetto collage sentimentale in una serie di pezzi come abiti o pantaloni per infinite possibilità immaginative.
Sono tutti tessuti morbidi che non irrigidiscono le forme, ma seguono ogni corpo in un rapporto intimo
In un continuo mixare tecniche e materiali. Mussoline di seta per abiti lunghi nei toni azzurri opachi, ocra scuro, arancio spento. O chiffon con ricami in piccole perline. La vita segnata dal punto smock. Oppure scesa, per incedere liberamente in quell’idea di complessità e bellezza messa alla prova della tradizione e del presente che pervade questa collezione. Così, questi movimenti progettuali trovano eco ancora nelle parole di Germano Celant, nel saggio “Il tempo e la moda“, ma che arrivano forti all’oggi: “È tempo ora che la moda decifri le sue latenze e i suoi desideri, per riconoscersi come ricerca libera e originale”. Ed ancora:
“Il taglio struttura il linguaggio, ma anche il vestito. Interviene sulle convenzioni tradizionali della figurazione e della visione di un corpo o di una cosa e produce una nuova sensazione.”
Leggi anche: DIOR BAR JACKET: LA STORIA DI UN CULT DELLA MODA