Carolina Bubbico, quel dono dell’ubiquità: «Non accontento più nessuno» [INTERVISTA ESCLUSIVA]
Pianista, cantante e compositrice, Carolina Bubbico è cresciuta a ‘pane e musica’. Una carriera importante la sua, che l’ha portata ad esibirsi nei più significativi festival italiani ed internazionali e nei migliori club. Milano,Tokyo, Pechino>: Carolina però non ha mai dimenticato le sue radici, che emergono con forza nel suo nuovo progetto. Il 2 ottobre, dopo anni di silenzio, è uscito “Il dono dell’ubiquità”, il terzo album di inediti pubblicato da Sun Village Records con il sostegno di Puglia Sounds Records e la distribuzione di I.R.D. “Sentivo il bisogno di stare un po’ zitta, di aspettare e fare chiarezza e ritrovarmi“. E così ha fatto. Dopo 5 anni Carolina è tornata con quella che lei stessa ha definito una “dichiarazione di assoluta libertà”.
“I brani sono uno più bello dell’altro” racconta orgogliosa la cantante salentina, nella più assoluta autenticità delle sue parole. Il suo è un viaggio pop, soul e funk tra esperienze di vita vissuta. Un viaggio tra personaggi reali ed immaginari, attraverso i quali Carolina condivide con chi l’ascolta la sua personale visione del mondo. Forse è proprio questo il suo dono dell’ubiquità: non un potere extra-terreno, ma il coraggio di mettersi a nudo e lasciare in ogni brano una traccia di sé che possa raggiungere chiunque l’ascolti.
Il 2 ottobre è uscito “Il dono dell’ubiquità”: parlaci del tuo album, cosa bisogna assolutamente sapere? Come nasce?
Il disco è nato circa un anno e mezzo fa. Ho cominciato a scrivere dopo anni di silenzio, di esperienze parallele. Sentivo il bisogno di ‘stare un po’ zitta’, di aspettare e fare chiarezza e ritrovarmi. Un anno fa ho ritrovato una certa verità, un certo coraggio che avevo perso per strada. Il coraggio di essere il più autentica possibile e non dare ascolto a tutte le voci che vuoi assecondare. Quindi ho iniziato a scrivere tantissimi pezzi, per me uno più bello dell’altro! Per me è stato un raggiungimento di bellezza perché erano veramente sentiti, non solo nel sound e nei linguaggi, ma anche a livello di contenuti. Racconta tanti personaggi, immaginari, di vita reale. Parla di amore nel senso più puro del termine; parla di un padre, di una madre, e dell’attesa di un figlio che sta per nascere. Il disco è una dichiarazione di assoluta libertà. È una rottura di catene, di etichette e categorie in nome di un linguaggio universale che è quello della musica, che va al di là di ogni tipo di sfaccettatura. L’ubiquità va a simboleggiare questo: l’ubiquità musicale, culturale, umana ma soprattutto la mia poetica musicale.
In questo progetto hai esplorato diversi universi sonori, tra l’acustico ed elettronico, ma quale è il filo conduttore tra i brani?
Spero la mia scrittura! Che siano suoni acustici o sintetizzatori, quello che per me conta è il contenuto compositivo. Credo che tutti i brani siano accomunati dal mio modo di intendere la melodia e l’armonia.
In ogni brano c’è una forte componente autobiografica. Attraverso le canzoni, ci racconti la tua personale visione del mondo.
Sì. Chiaramente tutte le storie ed i racconti sono filtrati dalla mia esperienza, ma quale artista non lo fa? Anche quando parli di un evento, di un accadimento di cronaca, lo stai facendo con la tua voce anche quando parli in terza persona, c’è un coinvolgimento. Io ho quindi voluto coinvolgere gli ascoltatori in quelli che sono i miei affari personali. Quando scrivo canzoni vorrei che fossero dei laghi in cui l’ascoltatore può specchiarsi e ritrovarsi.
L’album è stato anticipato dal singolo “Bimba”. Chi è la protagonista? Il testo, inoltre, affronta tematiche di grande attualità. La libertà è un elemento essenziale per una donna…
È un brano mirato a sottolineare e a esaltare il bisogno di dar voce alla voce femminile e non solo: anche quella degli uomini che non hanno il coraggio di esporsi e dire la propria, di mettere da parte per un attimo il bisogno di estetismo che la società in cui viviamo ci impone. È un invito anche attraverso la coreografia, che è un bisogno di accompagnare con dei gesti un coraggio di uscire di casa a prescindere dal vestito che indossi, che sia la tuta o un tailleur. L’importante è che tu ti sappia difendere ed esporre! Lo faccio attraverso questo simpatico ed ironico racconto di vita notturna di una città di provincia con tutto i giudizi.
Dal tuo ultimo album sono passati cinque anni. Quanto si distacca questo lavoro dai precedenti?
Tanto! Sicuramente è il disco in cui mi sento più libera ed autentica. Non perché non lo fossi negli altri, sono sempre stata abbastanza vera nel mio modo di scrivere ma in questo caso ho fatto più pulizia nel voler accontentare qualcuno. Non voglio più accontentare nessuno. Voglio accontentare me stessa. La verità paga sempre, la mia esperienza di vita me lo ha insegnato; tutte le volte che sono vera, le risposte sono chiare. La verità si tramuta in diversità nel modo di scrivere; oggi ho 30 anni e sono in un’altra fase della mia vita e sono contenta dello step fatto. Musicalmente parlando lo sento più completo, più verace. Mi rende felice!
Quanto e come ha influito la quarantena nel processo di realizzazione?
Ha influito positivamente. Non ci sono contenuti relativi a questa esperienza incredibile che stiamo facendo a livello collettivo. La quarantena mi ha dato il tempo per lavorare grandiosamente. Siamo stati in campagna e al Sun Village Studio, il nome dell’etichetta con la quale ho pubblicato questo disco, al fianco di mio fratello Filippo Bubbico, che ha prodotto con me il disco. Sono stati mesi intensi e di grande entusiasmo. Per coinvolgere artisti a distanza abbiamo utilizzato la modalità home studio. Abbiamo acquisito tracce a distanza, da varie parti del mondo. Il lockdown ci ha aiutato a farlo con garbo.
Domanda finale di rito: quali sono i tuoi progetti per i prossimi mesi?
Sto lavorando all’allestimento dello spettacolo. Stiamo lavorando ad un tour che dovrebbe partire a dicembre, però in questo periodo le risposte alle domande non sempre corrispondono. Se tutto va bene stiamo puntando al portare in giro lo spettacolo e speriamo di poter coinvolgere il pubblico, perché il mio intento è quello di entrare il più possibile in comunicazione con chi assisterà allo show.