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Liliana Segre, l’ultima testimonianza pubblica: “So cosa vuol dire essere respinti”

Sono stata clandestina e so cosa vuol dire essere respinti. Lo si può essere in tanti modi”. Ha detto questo e molto altro la senatrice Liliana Segre, 90 anni, venerdì 9 ottobre, nel corso della sua ultima testimonianza pubblica. L’evento – al quale hanno partecipato fra gli altri il presidente del Consiglio Conte, la ministra dell’Istruzione Azzolina e il presidente della Camera Fico – si è svolto al paese appenninico di Rondine, in provincia di Arezzo, presso la ong “Cittadella della Pace”.

Bimba vittima del nazifascismo e del razzismo

“Un giorno di settembre del 1938 sono diventata ‘l’altra’ e non sono più potuta andare a scuola. Se si leggono a fondo le leggi razziali fasciste, una delle cose più crudeli è stata far sentire invisibili i bimbi“. “So che le mie amiche, quando parlano di me, dicono sempre ‘la mia amica ebrea’. Quando sono diventata l’altra e a 8 anni non sono più potuta andare a scuola, ero a tavola con i miei familiari, e mi dissero che non potevo più andare a scuola. Chiesi perché e ricordo gli sguardi di quelli che mi amavano e mi dovevano dire che ero stata espulsa perché ero ebrea. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto”, ha proseguito.

La tentazione di uccide l’aguzzino

“Per un attimo – ha raccontato descrivendo la fase finale della sua prigionia nel campo di sterminio di Auschwitz, a seguito della marcia forzata fuori dal lager nella primavera del 1945 – vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla (per sparare all’aguzzino nazista che si preparava a scappare, ndr.). Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad adesso. Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle“.

L’importanza di non buttare il cibo

Nel suo commosso racconto, Liliana Segre ha invitato anche a “non buttare il cibo. Ve lo dice una che non vedeva cibo per giorni”. “Nel mio racconto c’è la pena, la pietà per quella ragazzina che ero io e che adesso sono la nonna di quella ragazzina. So che è difficile vedendo una donna di 90 anni pensare che quella era una ragazzina. Nel settembre del 1938 sono diventata ‘l’altra’ e c’è tutto un mondo intorno che ti considera diversa. E questa cosa è durata sempre, io sono sempre l’altra”, ha affermato.

Conte: “Qui per ascoltare”

“Io sono venuto qui non per parlare ma per ascoltare l’ultima testimonianza pubblica della senatrice Segre – ha dichiarato nel suo intervento il premier Giuseppe Conte -. Una testimonianza di eventi così tragici che ha la funzione di interrogare le coscienze, di sollecitarci a scacciare via l’indifferenza e anche le ambiguità, di sollecitarci ad assumere posizioni chiare e scelte nette. Io offro la garanzia mia personale e dell’intero governo che questa testimonianza non finisce oggi ma si manterrà viva”.

Le parole del Capo dello Stato

“Nell’ultima occasione in cui Liliana Segre rende direttamente la sua preziosa testimonianza ai giovani, desidero regalarvi il testo della nostra Costituzione nella sua versione originaria – è il messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella -. La Costituzione è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre da ragazza ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo e dell’antisemitismo che avevano devastato l’Europa pochi anni prima potessero ancora avvelenare l’Italia, il nostro continente, il mondo. Mai più privazione della libertà, mai più guerre di aggressione, mai più negazione dei diritti umani, mai più razzismo, odio e intolleranza“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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