Ci sono elementi di forte preoccupazione. Non tanto per il numero dei ricoveri in terapia intensiva – ieri (il 13 ottobre, ndr.) in Lombardia avevamo 63 ricoveri nelle nostre rianimazioni -, ma a preoccuparci è l’andamento dei ricoveri“.

Un trend preoccupante

Lo ha detto a Buongiorno su Sky TG24 Emanuele Catena, direttore della terapia intensiva dell’Ospedale Sacco di Milano. “Se immaginiamo di proiettare questo trend nei prossimi giorni – ha aggiunto – e nelle prossime settimane potremo trovarci dalle attuali poche decine di pazienti ricoverati alle centinaia. Questa situazione potrebbe potenzialmente diventare molto esplosiva e allarmante”.

A Milano la seconda ondata può essere severa

“Secondo la mia opinione personale – ha precisato il dottor Catena – Milano rischia. A differenza della prima ondata, dove Milano in qualche modo era stata più o meno risparmiata, in questo momento Milano sicuramente è a rischio, come altre zone ad esempio Monza o Varese. Milano è da tenere sotto stretta osservazione”.

Gli ospedali e il Covid

“Ci rendiamo conto – ha spiegato – che le zone da cui vengono i pazienti sono zone della città, è importante monitorare anche il numero dei ricoveri nei reparti di degenza di malattia infettiva e nei reparti di terapia sub intensiva”. “Secondo me, – ha osservato Catena – se si dovessero verificare dei numeri molto allarmanti, non dobbiamo trasformare gli ospedali totalmente in ospedali Covid. Avere a disposizione i letti in Fiera è una fondamentale scialuppa di salvataggio e questi all’occorrenza dovremo utilizzarli”.

I pazienti ora sono più giovani

“I ricoveri che abbiamo avuto in terapia intensiva in questi giorni si caratterizzano per una riduzione della fascia di età – aggiunge – qui al Sacco abbiamo ricoverato pazienti che vanno dai cinquanta ai sessanta anni. Sono pazienti meno gravi rispetto alla prima ondata. Le manifestazioni cliniche sono identiche ma ad oggi la mortalità è molto più contenuta”.